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Il ministro Patrizio Bianchi

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«L’impegno era ripartire avendo i docenti al loro posto. Quest’anno per la prima volta nella storia della Repubblica noi partiremo il 13 avendo tutti i docenti indicati dal ministero al loro posto». A pochi giorni dalla ripartenza della scuola il ministro Patrizio Bianchi ha rivendicato davanti alla commissione Cultura della Camera i risultati del cambio di passo iniziato con il suo approdo al vertice dell’Istruzione. Che non riguarda solo la sicurezza in ottica Covid ma una generale rivisitazione della scuola italiana, partendo dalle ataviche carenze di organico.

«Ad oggi – ha ricordato – risultano completate 58.735 assunzioni in ruolo di cui 14.194 sul sostegno. Non abbiamo atteso il primo settembre come avveniva gli scorsi anni. Inoltre, abbiamo assegnato 113.544 incarichi annuali di cui 59.813 sul sostegno. Questo è stato fatto il 6 settembre e non a ottobre-novembre come avveniva negli anni precedenti. Lo scorso anno le assunzioni erano state 19.995 in totale di cui 1.778 sul sostegno. In particolare sul sostegno, dopo anni difficili abbiamo pensato fosse necessario dare massima attenzione ai ragazzi che ne richiedono di più. Il risultato raggiunto è collettivo. Si tratta di uno sforzo straordinario che abbiamo fatto nel riporre la scuola al centro». Sforzo portato avanti usando «tutti i fondi europei a disposizione».

«Abbiamo indotto tutti gli enti locali ad utilizzarli – ha sottolineato – Siamo in una fase di nuova negoziazione dei fondi Pon e noi come ministero siamo passati dai 2,7 miliardi dell’anno scorso a 3,8 miliardi per quest’anno. Un miliardo in più per la scuola».

Sulla riapertura degli istituti, ha specificato successivamente Bianchi davanti alla commissione Istruzione del Senato, «abbiamo investito quasi due miliardi, di cui 850 milioni sui trasporti; per il riavvio in sicurezza, il recupero della socialità, l’acquisto da parte delle scuole di tutti gli strumenti tecnici per l’areazione degli impianti. Inoltre, abbiamo dato finanziamenti per contrastare la numerosità delle classi e per il trasporto scolastico. Tutto questo va inquadrato nell’ambito delle profonde riforme che ci ha chiesto il Pnrr e sulle quali già da tempo stiamo lavorando».

Fra le direttive, indicate dal ministro, lungo le quali si muoverà il processo di rinnovamento della scuola ci sono: riforma degli istituti tecnici professionali, quella della filiera professionale e tecnica, rafforzamento dell’attività di orientamento degli studenti, reclutamento e formazione continua dei docenti e del personale, perché «la scuola è un’organizzazione complessa».

Poi il problema delle “classi pollaio” che «sono il 2,9% del totale, concentrato negli istituti tecnici professionali delle grandi periferie urbane. È proprio lì che dobbiamo agire e stiamo agendo, con azioni mirate, basta interventi a pioggia».

L’ultima riforma «è quella della didattica. Non sono convinto che l’unità classe sia l’unico modo per insegnare, bisogna trovare modalità riferite alle effettive competenze dei ragazzi e che riguardino la socializzazione; nell’autonomia scolastica, spingeremo perché le sperimentazioni diventino patrimonio generale di tutti».

Il ministro ha poi toccato il tema del contratto di tutto il personale scolastico, dicendo che è importante valorizzarlo, restituendo un rispetto sociale ai docenti che negli anni si è offuscato. Sul fronte Covid, Bianchi ha ribadito che «la scuola ha reagito più di ogni altro settore all’invito a vaccinarsi. Siamo oltre il 92%».

Quanto alla piattaforma per la verifica del Green pass del personale «con il Garante della privacy abbiamo lavorato tutta l’estate per permettere dal 13 di settembre a tutte le scuole di avere sul computer del preside e solo sul suo la lista del personale presente in quella scuola con bollino rosso o verde». Il sistema è già avviato e funzionante «dal 4 settembre, ma ci siamo presi alcuni giorni per il collaudo. La macchina è già attiva».

Bianchi si è detto poi d’accordo sui test salivari, «sono la via – ha evidenziato – e devono essere estesi». Poi il tema dello stop alle mascherine nelle classi di vaccinati con l’esecutivo al lavoro sulle linee guida. «Nessuno ha intenzione di creare discriminazioni, non questo governo, non questa maggioranza – ha chiarito – Stiamo lavorando, come abbiamo fatto sempre, con l’autorità della privacy». Laddove ha aggiunto, il Parlamento ritenesse che la proposta «non sia un invito, un incentivo, a vaccinarsi ma che sia lesivo» il governo ne rispetterà decisione.

Se la misura dovesse essere approvata, in ogni caso, «nessuno verrà abbandonato e soprattutto non verrà abbandonato nessun preside che sarà accompagnato nella gestione di questa situazione».

Infine l’annuncio: «Abbiamo pensato di organizzare per l’inizio del prossimo anno la Conferenza nazionale della scuola, dopo 30 anni da quella che il ministro Mattarella organizzò nel 1990. Penso che organizzare gli Stati generali anche a livello territoriale sia un elemento importante e fondamentale punto di incontro tra la nostra scuola e il nostro Paese».


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