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La Asl di Bari

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SU 47.276 prenotazioni di visite mediche ed esami specialistici come primo accesso, solamente 39.268 sono stati garantiti nei tempi massimi previsti dalla legge: in 8mila casi, invece, i pugliesi hanno dovuto attendere oltre il dovuto.

È quanto emerge dal monitoraggio dei tempi di attesa, svolto dalla Regione Puglia in tutte le province dal 25 al 29 gennaio scorsi, per misurare la capacità delle Asl di rispondere alle richieste dei cittadini. Il Covid-19 ha complicato una situazione già non ottimale, finendo per allungare le liste di attesa.

Qualche esempio: per una prima visita neurologica con codice di «urgenza», mediamente un cittadino pugliese dovrà aspettare almeno 31 giorni prima di potersi sottoporre all’esame. «L’urgenza» prevede, invece, che il controllo venga effettuato entro massimo tre giorni dalla data di prenotazione perché il medico ha valutato che ci sia un sospetto diagnostico che necessita di una risposta rapida.

Ed invece, per una mammografia monolaterale, sempre in regime di urgenza, l’attesa è addirittura di 46 giorni; 45 giorni, invece, per una risonanza magnetica all’addome inferiore; sempre 45 giorni per una risonanza della colonna.

Per un holter, l’elettrocardiogramma dinamico, l’attesa è di 37 giorni. Insomma, c’è un problema di capacità degli ospedali e delle Asl di dare una risposta celere ai bisogni di salute dei pugliesi. E in salute ogni giorno in più potrebbe essere decisivo nelle chance di cura.

L’alternativa per un pugliese che ha bisogno immediato di un esame o di una visita è quella di recarsi dal privato, pagando di tasca propria, ma non tutti sono nelle condizioni economiche per poterlo fare. L’emergenza sanitaria provocata dal Covid ha aggravato la situazione, basti pensare che, nel 2020, sono stati eseguiti oltre 134mila interventi in meno rispetto al 2019, 65mila durante il primo lockdown, da marzo a giugno, e 52mila da ottobre a dicembre dell’anno scorso.

Numeri record per la Puglia, solamente in Calabria si è registrata una contrazione delle operazioni chirurgiche maggiore: nel 2019 furono 477.648 gli interventi, nell’anno della pandemia Covid-19 solo 343.362, -28,1%. Un calo drastico che, certamente, non è imputabile ad un improvviso miglioramento dello stato di salute dei pugliesi, ma alla chiusura forzata dei ricoveri programmati. Cifre che preoccupano e non poco, 134mila interventi non si recuperano dall’oggi al domani, senza contare che si tratta di un dato parziale che non tiene conto del blocco dell’attività da gennaio a maggio 2021.

A certificare i danni provocati dall’emergenza sanitaria è il nuovo rapporto dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), numeri da far tremare i polsi, soprattutto per il futuro. Le ripercussioni sullo stato di salute generale dei pugliesi si potranno osservare solamente tra qualche anno, quando gli effetti negativi dei mancati ricoveri, delle operazioni rinviate, degli esami non effettuati e degli screening saltati si manifesteranno.

Tra marzo e giugno 2020, la Puglia ha ridotto del 41,1% i ricoveri urgenti rispetto allo stesso periodo del 2019. In tutto il 2020 rispetto all’anno prima, le prestazioni di specialistica sono diminuite del 28,1% e le visite di controllo del 22,5%.

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