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«NEL Centro dei Padri Trinitari di Venosa dove si è verificato un caso, credo, unico, anziché cercare di capire il perché di un ritorno di Covid ad un gran numero di ospiti e operatori tutti regolarmente vaccinati con doppia dose, si cerca di “giustificarsi”, non so da cosa; di “minimizzare”, non capisco il perché»: da Sammichele di Bari, Francesco Deramo non torna indietro e anzi torna a urlare la sua voglia di verità sulla vicenda che riguarda il figlio, dopo che nella struttura di Venosa è scoppiato un focolaio che ha coinvolto decine di persone tra ospiti e operatori.
Secondo il genitore, il cui accorato appello a fare chiarezza ha trovato ospitalità sul Quotidiano di ieri, «si tenta consapevolmente di “snaturare il senso e ignorare il merito dello scritto” di quel padre che poneva domande precise, in forma diretta, non equivocabile da alcuno in buona fede; “nulla si dice” in ordine all’esigenza di cercare le ragioni dell’epidemia registrata, tanto da dover ricoverare d’urgenza, in ospedale a Potenza due pazienti, tra cui mio figlio, autistico grave».
Poi torna al racconto di quelle ore passate all’ospedale di Potenza: «Mio figlio, dal Pronto Soccorso, pur da me interpellato, è stato rilasciato dopo tre ore, dopo gli opportuni accertamenti, non ravvisando le ragioni di un ricovero. Intanto, le notizie fornite a mezzo TV che mi tocca registrare, non danno segni di sostegno alla ricerca delle motivazioni del nuovo focolaio infettivo e della riaccensione epidemica nei confronti della quale verifico che non c’è la doverosa e compiuta percezione, né le adeguate iniziative e le necessarie richieste alle Istituzioni competenti circa i necessari approfondimenti che con la presente avverto il dovere di ripresentare».
Deramo dice di restare «fiduciosamente in attesa di cortese riscontro» e aggiunge che «il sottoscritto, con le rigorose domande tecniche inoltrate, non ha altre finalità che cercare di avere per tutti gli operatori, per tutto il personale, per tutti i ragazzi, tra cui mio figlio, le necessarie assicurazioni e le dovute informazioni. Si sta verificando, drammaticamente, la situazione di chi, anziché guardare la luna, incredibilmente si ferma a guardare il dito», conclude con amarezza.
Intanto anche l’Associazione Anffas (Associazione nazionale di famiglie di persone con disabilità intellettive e/o relazionali), «in rappresentanza delle famiglie delle persone con disabilità, chiede chiarezza e informazione costante per la gestione delle cure».
«Apprendiamo con sgomento e preoccupazione, dagli organi di stampa, dell’insorgenza di un focolaio Covid-19, con vari positivi tra pazienti con disabilità ed operatori, nel Centro residenziale dei Padri Trinitari di Venosa – si legge in una nota –. Le numerose famiglie delle persone con disabilità, che afferiscono ai servizi residenziali e semiresidenziali, sono molto preoccupate per le difficoltà di gestione del focolaio epidemico, che ha registrato nella struttura riabilitativa un eccesso di casi che coinvolgono persone con gravi disabilità intellettive e relazionali, che non facilmente comprendono ed eseguono le linee guida, per un’efficace risposta utile sia per limitare l’impatto del contagio, sia per eseguire le prescrizioni delle cure. Ci auguriamo che siano state messe in atto tutte le azioni di sorveglianza sanitaria e le relative applicazioni dei protocolli per l’isolamento dei casi in struttura o in sedi appropriate».
L’Anffas dice di non avere avuto ancora risposte, e «a nome delle famiglie» si augura «che il focolaio scoppiato in struttura possa essere “contenuto”, tuttavia, chiediamo a gran voce di essere costantemente informati. Diamo inoltre la massima disponibilità a poter collaborare attivamente con il coordinamento delle autorità sanitarie competenti, al fine di facilitare le comunicazioni e le difficili relazioni con le persone con disabilità, risultate purtroppo positive al coronavirus».
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