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PICERNO – Si sentono cittadini di serie B i residenti di contrada Boscotrecase che da tempo sollecitano il sindaco, Valeria Russillo, sullo stato in cui si trova l’unica strada che attraversa la contrada. Strada che lo scorso 21 gennaio è anche franata. Una strada che è diventata sempre più pericolosa soprattutto perché in alcuni punti è anche frenata. Da oltre un anno gli abitanti hanno segnalato la situazione sia al sindaco che al Comando della polizia locale. Ma a oggi nessuno ha ancora preso provvedimenti. Si tratta di una stradina di montagna larga meno di tre metri, priva di banchine e con curve di raggio molto stretto che impediscono la visuale. Su questa strada, nonostante la segnaletica di divieto di transito per i veicoli di peso superiore a 50 quintali, «transitano quotidianamente e sistematicamente – si legge in una nota – mezzi di peso superiore a 400 quintali». Mezzi che sono diretti «al cantiere per la costruzione della centrale a biogas e biomassa». A nulla è servita anche la richiesta indirizzata al comando dei Vigili urbani «di fare rispettare l’ordinanza che ha imposto sulla strada il divieto di transito dei mezzi pesanti perché il divieto, a dire del comandate , è privo di ordinanza».
E a nulla è servita anche la diffida al sindaco – diffida inviata lo scorso 7 novembre – di emettere l’ordinanza a supporto della segnaletica presente all’inizio della strada per garantire la sicurezza degli abitanti “non più cittadini” della contrada Boscotrecase». E allora «ci chiediamo e vi chiediamo perché su quello che accade a Boscotrecase cala sistematicamente il silenzio?». Silenzio anche sui danni che il transito dei veicoli pensanti provoca quotidianamente alla strada, tra l’altro, «sistemata poco più di 1 anno fa con i soldi di tutti i cittadini». E silenzio anche sulla frana che «il 21 gennaio scorso ha interessato la strada riducendone ancora di più la carreggiata. Silenzio sulle reali condizioni di insicurezza di uomini, donne e bambini che ogni giorno percorrono quella strada per rientrare nelle proprie case».
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