2 minuti per la lettura
SAN GIORGIO IONICO (TARANTO) – A San Giorgio Ionico si rinnova il Consiglio comunale. E tra i candidati in lizza per il 3 e 4 ottobre prossimi c’è anche, ma sarebbe meglio dire ancora una volta, Salvatore De Felice. Il 57enne, ingegnere, è l’uomo forte del Partito Democratico nella cittadina alle porte di Taranto (dista all’incirca dieci chilometri dal capoluogo), ne è stato segretario in passato ed è entrato in Consiglio comunale alle scorse elezioni nel 2016. Non a caso ora si ripresenta come capolista del partito in questa tornata elettorale a sostegno del sindaco uscente Cosimo Fabbiano.
Nulla di particolare se non fosse che De Felice lo scorso 31 maggio è stato condannato in primo grado a 17 anni dalla Corte d’Assise di Taranto. È tra gli imputati del più grande processo della storia italiana per reati contro l’ambiente e la salute: il processo attorno alle vicende dell’acciaieria ex Ilva, noto come Ambiente svenduto, per disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari e omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.
De Felice all’interno dell’azienda gestita a cavallo degli anni Novanta e Duemila dalla famiglia Riva ha ricoperto tra gli altri l’incarico di direttore della fabbrica in un breve periodo nel 2012 e quello di capo dell’area Altiforni. Per questi motivi si è ritrovato coinvolto in altre inchieste pesanti. Come quello che ha visto nel 2017 ventuno indagati, tutti ex dirigenti del siderurgico, per la mancata bonifica e l’assenza di controlli nella gigantesca discarica di rifiuti industriali realizzata nella gravina Leucaspide di Statte.
Non solo. Per il ruolo di responsabile dell’area Altiforni dal 2003 in poi, Salvatore De Felice risulta anche tra i nove imputati del processo per la morte del piccolo Lorenzo Zaratta. È uno dei bambini, suo malgrado, simbolo della lotta per la salute della comunità tarantina. Lorenzo si arrese il 30 luglio del 2014 a un tumore al cervello, non riuscì a sopravvivere alla malattia, scoperta quando aveva solo tre mesi di vita, che lo portò via all’età di 5 anni.
Il padre Mauro ha lottato per la verità, portando la foto di Lorenzo fasciato dopo l’ennesima operazione alla testa nelle manifestazioni cittadine degli scorsi anni. Una perizia acquisita dalla procura dimostrerebbe il nesso di causalità tra le emissioni inquinanti dell’acciaieria e le sostanze trovate nel suo cervello che gli hanno procurato la morte. In ballo c’è anche una richiesta di risarcimento di 25 milioni di euro. A ottobre è prevista l’udienza preliminare.
In questi anni ha ricoperto il ruolo di consigliere comunale di San Giorgio Ionico e componente della commissione Sviluppo Economico, Assetto e organizzazione del territorio. La sua candidatura nel 2016, da indagato nell’inchiesta sul disastro Ilva, fece molto discutere, per l’opportunità della stessa. Fu il più suffragato in assoluto. Ora si ripresenta da condannato in primo grado con una delle pene, oltretutto, più alte, dopo quelle inflitte ai componenti della famiglia Riva.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA