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L’INCENDIO che ha interessato la discarica comunale di La Martella lo scorso 4 agosto, probabilmente avrebbe potuto causare danni più limitati, se solo la bocchetta dell’idrante al IV settore avesse funzionato.

Infatti, alle prime avvisaglie del fuoco, che poi ha incenerito 14mila metri cubi di rifiuti abbancati, il personale in servizio nell’impianto avrebbe potuto agevolmente fermare le fiamme con una prima abbondante gettata d’acqua. Invece la bocchetta non funzionava, perché l’impianto non era stato consegnato al gestore con il relativo collaudo, che spetta ai tecnici del Comune, proprietario della discarica.


È quanto emergerebbe dalla ricostruzione che si sta operando, sui fatti drammatici di quel giorno, mentre a breve dovrebbero arrivare anche i dati delle diossine depositate nel terreno. Da una prima osservazione, pare che la maggior parte del fumo nero, presumibilmente carico di diossine, sia finita sul quinto settore, quindi è probabile che il carico inquinante sia rimasto in discarica. Qualora i dati dovessero risultare oltre soglia, è prevista comunque una seconda analisi, trattandosi di una causa tecnicamante definita “spot”, ovvero un incidente. È facile, infatti, che le piogge dei giorni scorsi, abbiano dilavato tutto ripulendo le diossine.


Sulle cause del rogo si stanno facendo accertamenti tecnici, ma con 45 gradi di temperatura esterna e 30% di umidità, quindi un caldo intenso e secco, è facile che i gas sprigionati dai rifiuti possano essere andati in autocombustione, quindi sarebbe scongiurata l’ipotesi dolosa, che pure resta in piedi, considerando che nel fascicolo di indagini sono confluiti anche i fotogrammi delle telecamere, che potrebbero aver ripreso eventuali movimenti sospetti.
Buone notizie all’orizzonte, ma è tutto da verificare, sulla ripresa dei lavori di bonifica, che il giorno dell’incendio erano in corso ma poi si sono dovuti fermare. Pare, infatti, che già per la fine di settembre la ditta incaricata potrebbe riprendere a ripulire l’impianto che, lo ricordiamo, è ancora sottoposto a procedura di Infrazione europea. In questi giorni si sta valutando il danno prodotto dall’incendio, che si dovrebbe aggirare tra le 200 e le 300mila euro, una cifra modesta se commisurata alla grandezza dell’impianto e facilmente assorbibile con il ribasso d’asta, che ammonta a circa 2 milioni.

Va sostituito il bordo superiore del telo di contenimento, che si è bruciato fortunatamente solo in superficie; va operata una modifica non sostanziale al piano di conferimento rifiuti, per consentire l’interramento dei resti carbonizzati, che saranno coperti con gli inerti di cava. Pare sia in capo all’ufficio tecnico comunale, anche la responsabilità per la gettata del 10% di inerti di costruzione, da parte della ditta incaricata. I tecnici del Comune, infatti, prima di dare il via libera e validare il lavoro, avrebbero dovuto verificare la natura del materiale che si stava utilizzando.

In questo caso, i costi della caratterizzazione e della conseguente bonifica, sarebbero in capo al Comune, che potrebbe tuttavia utilizzare la polizza assicurativa. Quindi la buona notizia è certamente nel danno tutto sommato contenuto all’impianto (resta da verificare quello ambientale per le diossine), e nella probabile ripresa dei lavori entro le prossime tre settimane.

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