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Amalia Bruni

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di AMALIA BRUNI

Ho letto con interesse l’articolo di Rosario Vladimir Condarcuri sul Quotidiano del Sud a proposito del “trovare l’unità a sinistra”. A tratti anche interessante ma credo che alcune vicende sono state analizzate con l’occhio del tifoso e non di chi osserva in maniera imparziale.

Vorrei fare alcune considerazioni, almeno per la parte che riguarda la mia entrata in politica. Leggo che ci vuole uno sforzo per convincere “la Bruni, De Magistris e soprattutto Mimmo Lucano a fare un passo indietro”.

Sommessamente dico che io ho appena fatto un passo in avanti, non più tardi di un mese e qualche settimana fa, mentre gli altri fanno politica da almeno quindici anni, senza parlare di Mario Oliverio, la cui discesa in campo non ricordo a quando risale.

Ovunque vado mi chiedono di Oliverio e delle divisioni del Partito democratico, io vorrei parlare di programmi, di strategie per il lavoro, di prevenzione ambientale, di mare pulito, di sanità, di trasporti, e invece sono costretta a perdere tempo discettando su Oliverio e sulle divisioni del Pd.

Leggo poi una lunga disamina sugli errori del Pd, sulla scelta di schierarsi sempre a favore della Elite e mai con il popolo, e via via fino ai giorni nostri. Io lo dico chiaramente, l’unità a sinistra la troveremo finalmente quando smetteremo di parlarci addosso, di scrivere pagine su pagine indicando gli errori, sempre degli altri, di essere autoreferenziali sempre, di puntare il dito contro tutto e contro tutti e di indicare ricette che nulla hanno a che fare con la realtà.

Di Amalia Bruni si scrive che “è uscita da un uovo di Pasqua, come una sorpresa, che gira come una trottola la Calabria”. Non è cosi, io ho girato la Calabria per quaranta anni per poter essere vicina ai miei pazienti, per fare ricerca, per tenere in vita il mio centro che ho fortissimamente voluto e che ho difeso con il coltello tra i denti. No, non sono uscita da un uovo di Pasqua, non ho mai abbandonato questa Terra e ho pagato un prezzo personale altissimo, quanti altri possono dire altrettanto?

La mia è stata una scelta sofferta, pensata, e per alcuni versi dolorosa e il mio passo avanti è un gesto meditato, compiuto per la mia gente. Ho sperato che scendendo in campo si potesse mettere una pietra sopra a decenni di litigi, di esasperazioni, di tutti contro tutti, e lo spero ancora.

Io sono una calabrese che lotta da una vita per rendere la sua terra normale, dove i diritti sono per tutti e le opportunità non sono riservate agli amici degli amici. Ecco perché voglio fare un altro passo in avanti e nessuno indietro. Non mi aspetto di essere capita da chi tra il dito e la luna continua a scegliere il dito.

Confido però, nella mia gente, nelle donne, nei giovani, nelle persone semplici, in chi lavora onestamente, nei cittadini che fanno salti mortali per sbarcare il lunario, nelle tante persone oneste che popolano questi territori. Sono loro la vera speranza per la rinascita della nuova Calabria

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