6 minuti per la lettura
ROMA – E’ il porto calabrese di Gioia Tauro, quello nel quale transiteranno le armi chimiche provenienti dalla Siria che si trovano a bordo della nave Ark Futura. La notizia è stata confermata dal ministro Maurizio Lupi alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato. Solo a tarda serata è arrivato il commento del presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti: “E’ vero che la Calabria può offrire un contributo contro le armi chimiche e per la pace nel mondo, ma è anche vero che così facendo si rischia di portare alla guerra civile un territorio”.
IL PASSAGGIO DEL CARICO – Le armi chimiche si trovano attualmente depositate in circa 1.500 container sull’imbarcazione danese che farà scalo a Gioia Tauro e poi saranno trasbordate sulla nave Cape Ray. Il viaggio dell’arsenale da smantellare è stato disposto dal piano internazionale approvato dal consiglio di sicurezza dell’Onu. Due le fasi che erano state predisposte: il prelievo delle armi in Siria e poi la distruzione, da eseguire per idrolisi in alto mare.
Proprio quest’ultima fase è assegnata alla Cape Ray: la nace americana, dopo essere stata preparata per la missione a Portsmouth, in Virginia, ha attraversato l’oceano per raggiungere l’Italia, sede scelta per effettuare il passaggio del carico dalla Ark Futura che le ha imbarcate nel porto siriano di Latakia. Oltre a Gioia Tauro erano stati presi in considerazione diversi scali: da quello siciliano di Augusta, a quelli sardi di Santo Stefano, Oristano e Arbatax e quello pugliese di Brindisi.
Alla fine la scelta è caduta sul porto calabrese. Non è ancora chiaro, invece, dove dovrà avvenire la fase di distruzione, se nel Mediterraneo o in oceano Atlantico. A scortare la Cape Ray ci saranno navi da guerra di altri Paesi. Dopo la trasformazione il residuo liquido verrà portato in una destinazione finale che non è ancora stata definita, dove avverrà lo stoccaggio.
UN PRESIDIO CONTRO LE ARMI – Appena diffusa la notizia del passaggio da Gioia Tauro delle armi, il segretario dell’Idv Ignazio Messina ha annunciato un presidio di protesta che si svolgerà nella serata di giovedì. Si attende intanto che vengano compiuti ulteriori controlli nello scalo, che è stato scelto proprio perché dispone delle caratteristiche ritenute più funzionali all’approdo delle due navi e al trasbordo del carico. Non è chiaro, invece, quando entrambe le operazioni avverranno.
“A REPENTAGLIO LA MIA VITA” – Chi è già in preallarme è il sindaco di Gioia Tauro, che ha commentato la notizia con parole di fuoco: «Mettono a repentaglio la mia vita – ha affermato Renato Bellofiore -. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone». E rivolgendosi al ministro Bonino, responsabile della decisione, ha aggiunto: «E’ gravissimo. Forse il ministro Bonino non sa cos’è la democrazia». Intanto, dopo i primi incontri già avvenuti oggi, lunedì pomeriggio alle 17 a San Ferdinando si terrà un’assemblea dei 33 sindaci della Piana di Gioia Tauro.
POLEMICA TRA SINDACO E MINISTRO – Infuriato anche il sindaco di San Ferdinando, il comune in cui ricade il 75% del porto, tutte le banchine: «Stiamo valutando di emettere un’ordinanza per chiudere il porto» ha detto Domenico Madaffari all’Ansa. sindaco di San Ferdinando, il comune in cui ricade il 75% del porto, tra cui tutte le banchine. «Vedrò – ha aggiunto – con i colleghi di Gioia e Rosarno cosa si può fare con molta calma». Ma al sindaco di San Ferdinando ha replicato il ministro Lupi: il porto di Gioia Tauro non chiude”, altrimenti “occorre farlo per le operazioni analoghe che vi si svolgono tutto l’anno. Anche in questo preciso momento si sta lavorando” a materiali chimici nello scalo calabrese. Pronta la controreplica di Madafferi: “Ognuno fa il proprio mestiere. Lui rappresenta lo Stato, io la mia comunità. E lo dico con rispetto istituzionale. Anche il sindaco di una piccola comunità – ha aggiunto – ha la sua dignità. Domani prenderemo contatti con esperti in Diritto della navigazione e vedremo”.
LE RASSICURAZIONI DI LUPI – “La merce pericolosa è assolutamente gestibile” per il porto di Gioia Tauro. A evidenziarlo è stato il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, illustrando alle Commissioni congiunte di Esteri e Difesa la decisione di effettuare presso lo scalo calabrese le operazioni di trasbordo delle armi chimiche siriane sulla nave Usa Cape Ray.
“IL PORTO E’ SICURO” – “Siamo in attesa dei dettagli”. Il terminalista Medcenter non si sbilancia su quello che accadrà al porto di Gioia Tauro, indicato dal Governo come luogo in cui avverranno le operazioni relative al trasbordo delle armi chimiche siriane. Nelle prossime ore o nei prossimi giorni, dicono dalla società, seguiranno i contatti istituzionali e le riunioni tecniche necessarie per predisporre le operazioni. “E’ positivo -aggiungono dalla Medcenter- che il porto di Gioia Tauro sia stato riconosciuto come scalo che possiede evidentemente adeguati standard di sicurezza”.
Anche la Contship, società concessionaria del terminal container di Gioia Tauro rassicura: “Non conosciamo ancora i dettagli dell’operazione, ma possiamo garantire che sarà svolta sulla base dei massimi requisiti di sicurezza e con tutte le prescrizioni che verranno elaborate dagli organi preposti”. All’Ansa aggiunge: “Invitiamo quindi tutti alla calma. Le attività nel terminal sono svolte sulla base dei più alti standard di qualità e sicurezza disponibili, frutto di un know-how e di una leadership europea nel settore della movimentazione portuale. Ovviamente – dice la Contship – si lavorerà in stretta sinergia e con il coinvolgimento di tutte le autorità ed i soggetti aventi un ruolo. Questa operazione rientra nelle attività che tutti i porti del mondo sono soggetti a svolgere, quando è necessario”.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA