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POTENZA – «Strettamente confinanti con quella malavita organizzata di spessore meglio nota come la “’ndrangheta”».

E’ come definisce il gip di Lecce Antonia Martalo i componenti della gang finita nel mirino della Dda leccese che ieri mattina ha arrestato Cosimo Vena, 36enne di Policoro, Michele Puce, 37enne di Scanzano Jonico, e Francesco Gaeta, 35enne sempre di Scanzano Jonico.

Oltre a loro risultano indagati a piede libero altri due lucani, tra cui il cognato di Vena Donatello Nuzzo, 34enne di Scanzano Jonico, e Rocco Russo 44enne di Tursi.

Per i primi 4 l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti più traffico d’armi. 

«Non hanno certo indietreggiato – scrive il gip –  dietro le richieste dei tarantini che hanno di volta in volta puntualmente e sistematicamente rifornito di eroina e cocaina ma anche di armi, utilizzando collaudati canali di riferimento rinvenienti da Gioia Tauro e da Cerignola. E proprio in relazione alle dinamiche criminali rinvenienti dal porto di Gioia Tauro i lucani non mancavano di esternare ai tarantini come a seguito di un maxisequestro di 10 quintali di cocaina avvenuto nel porto di Gioia Tauro nella seconda decade del mese di novembre 2010, loro avevano perso parte di quel carico».

«Hai visto che sequestro hanno fatto?» E’ il passaggio della registrazione di uno dei clienti tarantini della gang che riferisce a un amico quello che ha sentito dai suoi fornitori lucani. «Gioia Tauro! 10 quintali… 10 quintali… Due container pieni, pieni. Mai visto una cosa del genere in Italia. Un sequestro del genere mai. 10 quintali Giovanni. Dal Brasile. Non c’hanno spartito bene. Qualcuno non ha mangiato là e ha fatto l’infamità”. Avanti ieri sono stato a Scanzano io un’altra volta. Ha detto: “Hai visto Aldo che cosa è successo? In mezzo là stava la nostra».

Il Quotidiano si era già occupato di Puce e soci quest’estate quando era finito in manette sempre per spaccio di droga su ordine del il gip di Lagonegro.

In realtà Puce si trovava già ai ai domiciliari da febbraio in relazione a un episodio molto violento di ottobre del 2011. All’epoca il gestore di una pizzeria – rosticceria di Scanzano di nazionalità marocchina venne aggredito con calci e pugni nel suo locale. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori che si sono occupati del caso alla base ci sarebbe stata una “pretesa” dell’imprenditore, che si era rivolto a Puce chiedendo il pagamento delle consumazioni della sera precedente  (40 euro) del suo amico  e di un’altra persona.

Puce è tuttora accusato anche di aver lanciato la molotov sul cofano della Mercedes di un poliziotto in servizio alla Digos di Scanzano, Cosimo Pozzassere, per nonmeglio precisate ragioni.

D’altra parte ad Agosto è stato Russo a far parlere di sèper essere stato colpito da sette coltellate. Un episodio, fatto di allarmante omertà, su cui nessuno è stato in grado di fornire informazioni utili agli inquirenti.

l.amato@luedi.it

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