X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

ROMA – “Se potessi avere 1.350 euro al mese…”, oggi Gilberto Mazzi la canterebbe così “Mille lire al mese”, la sua celebre hit del 1939, una canzone che non è mai passata di moda, anzi. Decennio dopo decennio il refrein di Mazzi è stato prima un inno alla speranza, poi uno sfottò, poi ancora un’aspettativa, per tornare oggi ad incarnare il desiderio di una vita tranquilla, senza sfarzi ma quantomeno dignitosa. “Se potessi avere 1.350 al mese, senza esagerare, sarei certo di trovar tutta la felicità!”, è questo che cantano gli italiani, secondo la ventesima edizione dell’Osservatorio di Findomestic Banca sul consumo di beni durevoli, presentato ieri mattina a Roma presso l’hotel St.Regis.

Sotto il profilo strettamente economico i connazionali intervistati giudicano, infatti, dignitoso un reddito di almeno 1.359 euro al mese per i single, di 1.876 euro per una coppia senza figli e di 1.995 euro per una coppia con figli. Sotto queste cifre si è costretti a fare delle rinunce che incidono fortemente sullo stile e sulla qualità della vita.

E questo bene lo sanno i lucani.

Tra tutte le regioni italiane, dopo il calo subito dalla Puglia, è stata proprio la Basilicata, infatti, a mostrare nel 2013 la contrazione più ampia dell’attività economica.

Basta scorrere le classifiche regionali stilate dall’Osservatorio per trovare la Basilicata sempre agli ultimi posti, pur se in uno scenario in cui la contrazione della spesa complessiva per i beni durevoli (auto, moto, elettrodomestici, mobili ecc.) riguarda tutto il territorio nazionale: dalla Sicilia che registra un -9.8%, al Friuli Venezia Giulia con -1.3%.

Nel 2013 le famiglie lucane hanno speso in media 1.407 euro per questo tipo di beni mostrando, rispetto al 2012, una flessione pari al 8,7%, in linea con il dato del Mezzogiorno.

Andando a guardare i singoli settori di spesa viene fuori che nel corso dell’anno appena terminato i lucani hanno ridotto gli acquisti di motoveicoli (-21% rispetto al 2012) e di auto nuove (-9.2%), puntando sul mercato dell’usato, a differenza di quanto era accaduto l’anno precedente. In quest’ultimo settore le famiglie residenti in provincia di Potenza hanno speso quasi il doppio rispetto a quelle che abitano nel Materano: 69 milioni di euro contro 34 milioni.

In diminuzione anche l’acquisto di mobili, un settore che ha registrato un calo del 8,2%, superiore rispetto al dato nazionale (-5,7%).

In diminuzione poi la spesa destinata agli elettrodomestici grandi e piccoli (-3,3% rispetto al 2012), in maniera più significativa rispetto alla media italiana (-0,5%). In questo campo Potenza ha nettamente superato Matera con una spesa pari a 20 milioni euro contro gli 11 del Materano, in calo rispettivamente del 2,4% e del 4,9% rispetto al 2012. In pesante contrazione anche il mercato dell’elettronica di consumo, che lo scorso anno aveva beneficiato dello switch-off della tv analogica. La spesa delle famiglie lucane è infatti calata del 39,9% toccando quota 21 milioni di euro. Situazione analoga per quanto riguarda le vendite di prodotti di elettronica di consumo, in drastico calo per entrambe le province: 13 milioni euro spesi dalle famiglie residenti in provincia di Potenza e 7 milioni di euro per quelle residenti in provincia di Matera.

Settore in controtendenza è, invece, quello dell’informatica. Qui, infatti, si registra un rialzo: la spesa delle famiglie lucane è aumentata del 4% rispetto a quanto registrato lo scorso anno, con una spesa media a famiglia di 69 euro a fronte di una media italiana pari a 86 euro.

Ma quanti soldi hanno a disposizione le famiglie lucane? Con 14.013 euro la Basilicata ha registrato nel 2013 un reddito disponibile più elevato rispetto a quello del resto del Mezzogiorno, con Potenza che si attesta a 14.494 euro e, in termini di reddito per abitante, occupa il 70° posto nella graduatoria delle 103 province italiane. Matera, invece, si ferma a 13.111 euro. Nel complesso però in Basilicata il reddito pro capite si è ridotto meno rispetto al resto dell’Italia: -0,1% rispetto al -0,4% nazionale.

Tasse, fisco, eccesso di debito pubblico, politiche economiche errate, sono visti come gli elementi fondanti della crisi attuale e il maggior ostacolo allo sviluppo. E per il futuro? Per la maggior parte degli intervistati è necessario che ci sia più equità, intesa come ripartizione della ricchezza, tutela dei più deboli e delle aziende in difficoltà, oltre ad una maggiore istruzione interpretata anche come più ricerca e sviluppo. In questo contesto è l’innovazione, che secondo la maggioranza, dovrà diventare un’importante risorsa collettiva.

m.boggia@luedi.it

 

 

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE