3 minuti per la lettura
CATANZARO – I carabinieri del Ros hanno eseguito all’alba una maxi-operazione antidroga tra le province di Milano, Reggio Calabria e Catanzaro. L’operazione ‘Tamburo’, come è stata denominata dagli investigatori per il ritmo incalzante del traffico di cocaina gestito dal gruppo, ha portato allo smantellamento di una rete per lo spaccio di cocaina in Lombardia, composta da 13 pregiudicati contigui alle cosche ‘ndranghetiste dei Barbaro-Papalia di Platì (Rc), Ursino-Macrì di Siderno (Rc) e Mancuso di Limbadi (Vv).
LE INDAGINI. I carabinieri hanno così seguito i traffici di Salvatore Mancuso, che però poco tempo dopo è stato arrestato dalla Dda calabrese per un’altra vicenda. Ma intanto sono stati accertati i suoi legami con Antonio Muià, 65enne originario di Siderno, uscito dal carcere nel 2004 dopo una condanna a trent’anni per sequestri di persona a scopo di estorsione commessi in Lombardia tra gli anni ’70 e ’80 con i fratelli Giuseppe e Michele. In particolare, si ricordano i sequestri di Augusto Rancilio (ucciso durante la prigionia), Luigi Balzarotti, Pasquale Ventura, Maria Giuseppina Parodi e Rosanna Restani. Muià emerge come figura di spicco nel traffico di cocaina – il gip di Milano Luigi Varanelli parla nell’ordinanza di “spaccio in grande stile” – acquistata da altri calabresi e rivenduta all’ingrosso. Elemento interessante, secondo gli investigatori, è che non si tratta di un’organizzazione ‘ndranghetista, ma di un’unione di ‘ndranghetisti appartenenti a famiglie diverse che superano le discordie che hanno nei territori di appartenenza al Sud, pur di fare affari al Nord.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA