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POTENZA – A leggere le autorizzazioni rilasciate dalla Regione Basilicata – per «l’attività di inanellamento a scopo scientifico» – non si capisce subito di cosa si tratti.

Ma il progetto “MonITRing – Stazione Valle del Sauro – Corleto Perticara” è in realtà un piano di Total in collaborazione con Arpab per misurare l’impatto sull’area dell’attività petrolifera, in particolare da quando è entrato in funzione il nuovo Centro Olio di Tempa Rossa.

E in questo caso l’oggetto delle analisi non sono carotaggi nel terreno, campionamento di acque o misure della qualità dell’aria, ma uccelli.

A spiegare come funzioni è Giovanni Soldato, naturalista di Torino che svolge il compito di consulente faunistico e ornitologo per soggetti pubblici e privati su temi ambientali.

E’ a lui e al lucano Egidio Fulco che la Regione Basilicata ha concesso l’autorizzazione all’inanellamento fino alla fine del 2023.

In sostanza, Soldato e Fulco catturano gli uccelli, effettuano su di loro una serie di misurazioni e poi li lasciano andare, sperando di ricatturarli dopo un congruo periodo di tempo. Tutte attività, assicura Soldato, del tutto indolori per l’animaletto che non subisce alcun danno.

«Si usano le Mist-Net – spiega Soldato – reti tirate fra due pali davanti ai cespugli, alte due o tre metri. Gli uccelli vi cadono dentro. Si tratta di strumenti mutuati da quelli che usano i bracconieri, per tutt’altro scopo: lombardi e veneti le utilizzavano per i loro piatti di polenta e osei. Ma sono morbide, i volatili non si fanno nulla. I

bracconieri peraltro li vanno a recuperare dopo quattro giorni, noi controlliamo ogni ora, proprio per evitare stress agli uccelli, con questo caldo, poi».

I nostri si alzano all’alba e operano dalle 5 fino a mezzogiorno circa. Ci sono standard da rispettare, l’attivazione di una cinquantina di stazioni ogni dieci giorni, in modo da disegnare idealmente i flussi di uccelli sul territorio.

«Dunque – dice lo studioso torinese – ogni ora si fa il giro, si tolgono gli uccelli dalle reti, si mettono in sacchetti di cotone così al buio si spaventano meno. Al tavolino si applica alla zampa destra un anellino di alluminio, leggerissimo, dato da Ispra, di varie misure. Ognuno ha una sigla alfanumerica che, come una targa, identifica quell’animale (c’è il nome del Paese di cattura e un numero identificativo)».

Vengono poi effettuate le misure, come si legge in un documento inviato ad hoc da Total, e si registrano i dati: data e ora di cattura, specie, età, condizioni di grasso e muscolo, peso, lunghezza tarso, corda massima (lunghezza totale dell’ala), P8 (“terza remigante”) per i soli passeriformi, condizioni di muta del piumaggio.

Un lavoro per esperti. Ad esempio, per conoscere lo stato del grasso corporeo bisogna soffiare sulle penne del ventre «per capire se è patito o è in salute – aggiunge Soldato – Poi c’è lo studio sui parassiti. Basta una piumetta per l’analisi del dna. L’uccellino si rilascia nel giro di pochi minuti».

Non mancano le sorprese, come quando capita di trovare un uccellino inanellato in Russia, o in qualche Paese scandinavo o ancora in Nord Africa oppure nella Repubblica Centrafricana. In questo modo, i naturalisti riescono a ricostruire le rotte degli uccelli e a capire dove si fermino lungo la strada. «E gli “autogrill” del migratori vanno difesi», afferma con un’immagine contemporanea Soldato.

Non bisogna dimenticare che si tratta di un’azione per la sicurezza dell’ambiente. Spiegano dalla stessa Total nel documento che inviano: «Il Progetto di monitoraggio ambientale (Pma) – implementato da Total E&P Italia e definito in collaborazione con Arpab nell’ambito della Concessione mineraria “Gorgoglione” e nel rispetto di quanto deliberato dalla giunta regionale della Basilicata (…) – ha l’obiettivo, attraverso la rilevazione e misurazione nel tempo di alcuni parametri biologici, chimici e fisici, di analizzare lo stato qualitativo delle componenti ambientali nell’area della Concessione, nella Valle del Sauro; un’area finora poco conosciuta, ma che si sta rivelando molto interessante dal punto di vista naturalistico e della ricerca scientifica. I dati e i risultati del lavoro svolto nell’ambito del Progetto di monitoraggio ambientale potranno confluire – non prima di due anni – in pubblicazioni e riviste scientifiche. Oltre alle attività di inanellamento sono previste anche quelle di monitoraggio di flora lichenica naturale e acquatica, di macrofauna (mammiferi, carnivori e ungulati), ittiofauna, microteriofauna (micromammiferi), carabidiofauna e lepidotteri».

Soldato – che non è esperto solo di avifauna – ricorda quanto gli insetti (ad esempio, le libellule nei “pozzi di abbeverata” e in ogni stagno in cui vivono) possano essere considerati indicatori ambientali al pari degli uccelli.

Si sente in lui la passione, oltre che la competenza, quando elenca le specie aviarie che si possono trovare con gli inanellamenti. Uccelli a volte così piccoli che col binocolo risulterebbero praticamente invisibili: i passeriformi dall’Africa, sterpazzola e sterpazzolina, i minuscoli migratori subsahariani, la tuttavilla “parente” dell’allodola; e ancora il cardellino, il merlo, i tordi bottacci che vanno sulle coste del Nord Africa, il pettirosso.

Il discorso si allarga agli ambienti che li accolgono (o li respingono): «La Basilicata per molti uccelli è un’isola felice, non essendoci agricoltura intensiva come quella che ha stravolto il paesaggio del Nord Italia. Nei campi padani si fa fatica a trovare un albero, le campagne lucane invece sono com’era sessant’anni fa l’Italia».

«Il paesaggio è tutt’altro che banale, le specie sono numerose: cinciallegre, cinciarelle (soprattutto dove ci sono alberi come il cerro), averle (la piccola e la capirossa) che altrove sono in fortissima diminuzione. Da voi ci sono tanti boschi di roverella e di cerro. I boschi sono aumentati del 30 per cento per l’abbandono delle zone rurali».

L’aumento di boschi è una buona notizia per alcune specie animali (il picchio e il lupo, ad esempio), meno buona per gli uccelli che hanno bisogno di spazi aperti, del connubio uomo-campagna: se vanno via pascolo e colture arriva il bosco, troppo fitto per loro.

«I primi risultati dell’attività scientifica dell’inanellamento si avranno all’inizio del 2022», dicono dalla Total.

Nel frattempo, gli inanellatori continueranno ad avere a che fare con i piccoli e magnifici uccelli della Basilicata. Che in materia pare quasi un unicum un Italia: «Da voi si possono osservare esemplari di capovaccaio, di cicogna nera (tornata dall’Ottocento, quando era scomparsa) e di biancone detto aquila dei serpenti per quanto è bravo a cacciarli. Ma soprattutto è il paradiso del nibbio reale. Qui c’è il 60 per cento della popolazione italiana».

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