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Nicola Gratteri con Angela Caponnetto

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NICOTERA (VIBO VALENTIA) – L’occasione per ascoltare il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri è stata data dall’Associazione “Dopo le 22”. Intervistato dalla giornalista di Rai News 24, Angela Caponnetto, Gratteri ha presentato il suo ultimo libro, scritto assieme al professore Antonio Nicaso, dal titolo: “Non chiamateli eroi”.

Questo libro dedicato ai ragazzi vuole ricordare le vite di chi ha deciso di difendere le proprie idee, la propria libertà pur sapendo il grosso rischio che correva. “Questo libro – ha sottolineato Gratteri – non parla solo di Magistrati o altre figure dello Stato uccise dalla mafia ma anche di preti, bambini e di gente comune”.

A tal proposito Gratteri ha ricordato la storia di Lea Garofalo, una donna che pensava che essendo trasferita al nord potesse cambiare la sua vita e quella della figlia e invece è caduta nella trappola del marito che con la scusa di incontrarla per discutere del futuro della figlia viene rapita e successivamente uccisa. Da qui il monito alle donne: “non presentatevi mai agli incontri chiarificatori con i vostri ex mariti o ex compagni perché in genere sono fatali”.

Sulla morte di Falcone il Procuratore dice che, “in teoria non doveva essere ucciso considerato che lo stesso ormai era diventato Direttore generale affari penali del Ministero quindi lontano da Palermo è stata la follia di Riina, un criminale senza strategia”. Prevedibile era invece la morte di Paolo Borsellino, per Gratteri, “la cosa che più mi ha impressionato la sua perfetta percezione che stava per morire, infatti, in quei giorni lui viaggiava spesso a Roma dove forse cercava un interlocuzioni che forse non ha avuto, sicuramente in quell’agenda sottratta dalla sua borsa proprio il giorno dell’attentato c’erano i motivi per cui cercava queste interlocuzioni. Il fatto – ha proseguito – che qualcuno possa arrivare in quella piazza ancora piena di fumo e fiamme per rubare quell’agenda mi impressiona. Chi è andato a recuperare quell’agenda, subito dopo l’attentato, vuol dire che sapeva e aveva proprio questo compito specifico”.

Per il Procuratore sarà quasi impossibile ritrovarla l’agenda rossa, a meno che non vi sia qualche collaboratore di giustizia che possa spiegarci il motivo per il quale è stata fatta scomparire. Il libro racconta anche la storia del piccolo Cocò. Su questo punto Gratteri ha ricordato la visita di Papa Francesco nella Piana di Sibari dove, per la prima volta, ha scomunicato gli ‘ndranghetisti.

Sul rapporto ‘ndrangheta-Chiesa il Procuratore ammette: “qualcosa in Calabria inizia a cambiare questo Papa sta facendo bene, sta nominando buoni vescovi. Nel sud – ha continuato – la chiesa ha un potere molto forte, nei piccoli paesi le persone che hanno peso sono il prete, il medico e il farmacista, perché sono quelli che fanno opinione, che votano e fanno votare, quindi avere un prete che cura anche il sociale, che si interessa dei giovani è molto importante”.

Il libro si occupa anche di personaggi dell’antimafia calabrese, “perché finora – ha affermato – c’è sempre stata una narrazione dell’antimafia solo siciliana”, ad esempio ricordando la storia del primo testimone di giustizia ucciso dalla ‘ndrangheta, Rocco Gatto, un giovane mugnaio di Gioiosa Jonica, ucciso nel 1977 per non aver voluto abbassare la saracinesca della propria attività, anzi denunciando l’accaduto, come lutto cittadino organizzato dalla ‘ndrangheta dopo l’uccisione del capo cosca della famiglia Ursini da parte dei Carabinieri.

Gratteri ha evidenziato come anche nel pubblico erano presenti Carmine Zappia e Sara Scarpulla con il marito, “persone che hanno sempre denunciato, esempi di coerenza e coraggio”. Sui personaggi del libro lasciati soli dallo Stato, quali il Generale Dalla Chiesa e Giorgio Ambrosoli, Gratteri ha sottolineato l’importanza di fare squadra sia tra Magistrati sia tra le Forze dell’ordine, Rinascita Scott ne è un esempio positivo.

Sulla critica, che alcuni fanno, dell’essere spesso ospite in televisione Gratteri non ha dubbi: “io vado spesso in televisione perché la gente deve sapere, capire cose complesse spiegate in modo semplice. Io non ho correnti o partiti dietro le spalle quindi l’andare in televisione è l’unica mia difesa e se io non avessi notorietà a quest’ora mi avrebbero fatto poltiglia”.

Il titolo del libro ha spiegato l’autore “fare il proprio dovere non è un atto di eroismo, è quello che tutti noi dovremmo fare. Non erano dei miti, erano delle persone normali, coerenti che dovremmo imitare”. Gratteri, infine, sulla possibilità di sconfiggere la mafia ha sostenuto che “con un sistema giudiziario diverso, con un codice penale diverso, con un regime carcerario diverso e senza la Riforma Cartabia “potremmo abbatterle nell’arco di 15 anni del 90%. La più dura a morire – ha aggiunto – è la mentalità mafiosa che è presente in ognuno di noi, per scardinarla bisogna investire molto sull’istruzione prima e sulla cultura e questo lockdown ha peggiorato le cose”.

Sul Governo Gratteri considera Draghi bravo sul piano economico finanziario ma sul resto si dice deluso, e soprattutto preoccupato per il lavoro sulla riforma delle carceri che una commissione sta realizzando. In chiusura il toccante intervento di Sara Scarpulla, la quale nel ringraziare il Procuratore, ha chiosato: “nella disgrazia abbiamo avuto la fortuna di incontrare lei, che in poco tempo, assieme ai suoi collaboratori, è riuscito a individuare mandanti ed esecutori dell’uccisione di nostro figlio”. La stessa ha denunciato la mancata costituzione di parte civile sia del comune di Limbadi che della Regione, “i quali – ha riferito – si sono giustificati dicendo che si erano dimenticati”.

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Fabio Grandinetti

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