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POTENZA – Poco meno di 84milioni di euro complessivi contro i 110milioni dell’anno scorso a causa del crollo del prezzo del barile.
E’ questo il dato delle royalty per il petrolio e il gas estratto in Basilicata versate al 30 giugno nelle casse della Regione e dei 9 comuni comuni, che ospitano gli impianti delle compagnie operanti sul territorio lucano. Quindi Eni, Shell, Total, Mitsui, Gas Plus Italiana e da dicembre dell’anno scorso i greco-israeliani di Energean, che hanno rilevato le quote di Edison della concessione per l’estrazione di gas metano dal sottosuolo di Garaguso.
Le cifre esatte sono state pubblicate sul sito del ministero dello Sviluppo economico, anche se il prospetto che le raccoglie riporta l’intestazione della Direzione generale per l’approvvigionamento, l’efficienza e la competitività energetica del nuovo Ministero della transizione ecologica, che ha assunto le competenze del vecchio ministero dell’ambiente più una parte di quelle dello Sviluppo economico.
Il risultato è la fotografia di un nuovo annus horribilis per i territori dove è più importante l’impatto della spesa finanziata con la quota di introiti versata dalle compagnie petrolifere per il petrolio e il gas estratto nel sottosuolo. Quindi i 9 comuni destinatari di royalty dirette: Calvello, Corleto Perticara, Garaguso, Gorgoglione, Grumento Nova, Marsico Nuovo, Marsicovetere, Montemurro e Viggiano. Ma anche i 26 comuni delle aree limitrofe alle concessioni Val d’Agri (Eni e Shell) e Tempa Rossa (Total, Shell e Mitsui) che condividono con i primi 9 le ricadute in termini di investimenti un’altra quota di royalty, versata alla Regione Basilicata soltanto in quanto ente gestore del Programma operativo di sviluppo soprannominato “Val d’Agri”. Vale a dire: Abriola, Accettura, Aliano, Armento, Anzi, Brienza, Castelmezzano, Cirigliano, Gallicchio, Guardia Perticara, Laurenzana, Missanello, Moliterno, Paterno, Pietrapertosa, Roccanova, Sant’Arcangelo, San Chirico Raparo, San Martino d’Agri, Sarconi, Sasso di Castalda, Satriano, Stigliano, Spinoso e Tramutola.
Dei 71.128.335 euro di royalty incamerati complessivamente da via Verrastro per la produzione datata 2020, infatti, 25.104.118 dovrebbero tornare ai 35 comuni delle «aree di estrazione e adiacenti» attraverso il programma operativo Val d’Agri. E soltanto 46.024.217 euro potrebbero essere impiegati per coprire spese d’interesse anche per i restanti 96 comuni lucani. Cosa che in questi anni si è tradotta quasi sempre in un contributo per i lavori di forestazione e prevenzione del rischio idrogeologico, e per il funzionamento del sistema sanitario regionale, e dell’Università della Basilicata.
La dimensione del calo delle royalty versate dalle compagnie si coglie bene nel raffronto con l’anno scorso, che fa segnare nel complesso, tra quanto incamerato dai comuni e quanto versato alla Regione, una differenza negativa di circa il 24%, pari a 26 milioni di euro.
E’ solo grazie all’aumento della produzione, quindi, che è stato mitigato l’effetto della diminuzione di oltre il 30% del prezzo medio pagato sul mercato per il petrolio greggio, passato da 64,3 dollari al barile ad appena 41,96 dollari. Basti pensare che nell’altro anno dei record negativi, il 2017, la Regione aveva incassato poco meno di 43 milioni, per la produzione del 2016. A causa dell’effetto combinato del prezzo medio del barile inchiodato a 43.64 dollari e dei 5 mesi di stop delle estrazioni di Eni e Shell in Val d’Agri a causa delle vicende giudiziarie per la gestione dei reflui di produzione.
Se gli incassi di via Verrastro non sono scesi oltre i 71milioni, pertanto, è stato merito dell’avvio delle estrazioni di petrolio e gas dei pozzi di Total, Shell e e Mitsui all’interno della concessione Tempa Rossa. Sebbene ancora a livelli ridotti rispetto ai 50mila barili al giorno autorizzati, perché a regime di prova tecnica fino a dicembre 2020.
La prospettiva per l’anno a venire, insomma, è che i numeri di Tempa Rossa, e le royalty relative, possano salire ancora per effetto dell’aumento dei livelli di produzione che hanno raggiunto i 40mila barili al giorno. Nonostante le fermate disposte in primavera per alcuni lavori di manutenzione straordinaria. Senza contare che nel frattempo solo risaliti anche i prezzi medi di contrattazione del greggio che attualmente viaggiano sui 70 euro a barile.
In realtà i due comuni destinatari delle royalty dirette di Total, Shell e Mitsui, che sono Corleto Perticara e Gorgoglione, hanno già di che festeggiare nonostante la congiuntura sfavorevole. Basti pensare che l’anno scorso Corleto aveva ricevuto poco più di 25mila euro, mentre quest’anno se n’è visti bonificare in tesoreria 100 volte tanti: 2.582.343.
Circa mille euro a testa per ognuno dei suoi 2.500 residenti, che ogni tanto ancora contemplano, preoccupati, il bagliore della fiaccola di sicurezza del Centro olio Tempa Rossa. Proprio il fatto di ospitare sul territorio comunale l’infrastruttura fondamentale di tutto programma di estrazioni nell’area, d’altronde, giustifica l’ammontare delle royalty percepite. E al netto di una serie di altre contribuzioni “indirette” come quelle che rientrano negli accordi tra Regione e compagnie petrolifere sulle compensazioni ambientali. Soldi con cui l’amministrazione guidata da Mario Montano, civico di area di centrodestra, ha finanziato, per esempio, un cartellone di eventi estivi senz’altro più ricco di quello di molti altri centri lucani a più spiccata la vocazione turistica. Col suo momento clou lunedì sera, quando sul palco allestito nella piazza davanti al Municipio è salita la regina delle classifiche estive, l’intramontabile Orietta Berti.
La capitale petrolifera della regione, ad ogni modo, resta ancora Viggiano, che da più di vent’anni ospita l’altro centro olio lucano, quello a servizio di Eni e Shell per le estrazioni in Val d’Agri.
Qui l’amministrazione guidata dal sindaco leghista Amedeo Cicala, si è vista riconoscere dalle compagnie 6.064.407 euro per la produzione 2020, contro i 10.435.097 dell’anno scorso, per la produzione del 2019. Poco più di 1.800 euro per ognuno dei 3.300 residenti, che, anche nei prossimi mesi, gli uffici comunali dovranno faticare non poco per riuscire a spendere. S’intende rispettando, almeno sulla carta, la destinazione prevista. Perché la legge è chiara: niente sussidi né distribuzione di denaro a pioggia, ma investimenti per favorire l’occupazione e lo sviluppo economico. Anche se in passato, tante volte, le cose sono andate in maniera molto diversa.
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