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UNA solida alleanza fra alcune cosche delle Preserre Vibonesi e quelle dell’alto Jonio cosentino, a cavallo fra i territori di Cassano allo Jonio e Sibari. E’ quanto sancito per la prima volta in sede giudiziaria dalla sentenza relativa all’operazione antimafia della Dda di Catanzaro “Luce nei boschi” le cui motivazioni, contenute in 295 pagine, sono state depositate dal gup distrettuale Gabriella Reillo. La sentenza, emessa nel giugno scorso al termine del processo con rito abbreviato (LEGGI), ha inflitto quasi quarant’anni di carcere a fronte dei 11 chiesti dall’accusa.A lla sbarra esponenti della cosiddetta “mafia di Ariola”, realtiva alla zona di Gerocarne, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, omicidi, armi, estorsione, danneggiamenti ed altro ancora.
Il corposo fascicolo con le motivazioni della sentenza rimarca il coinvolgimento diretto del clan Emanuele, nel Vibonese, in almeno tre omicidi consumati fra il 2002 ed il 2003 nella Sibaritide nell’ambito dello scontro che ha visto contrapposti il clan Forastefano di Cassano e alcuni gruppi di etnia rom. In cambio, i Forastefano avrebbero ospitato nella zona di Sibari alcuni latitanti vibonesi appartenenti ai clan Emanuele e Maiolo, mentre gli stessi Forastefano avrebbero poi partecipato a due omicidi nel Vibonese commissionati dagli Emanuele. L’alleanza fra cosentini e vibonesi avrebbe portato, secondo le motivazioni della sentenza, anche alla gestione in comune di imponenti traffici di cocaina e marijuana sull’asse Vibo-Cosenza.
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