Carlo Verdone
5 minuti per la letturaCARLO Verdone vuole tornare in sala, a realizzare commedie e farle uscire sul grande schermo. «Ho sofferto moltissimo nel non poter dare il mio ultimo film alle sale cinematografiche, ma non avevo scelta».
È un Carlo Verdone sincero ed emozionato quello che, nei giorni scorsi, ha incontrato il numerosissimo pubblico dell’arena CineVillage Talenti, a Roma, invitato a parlare di cinema in occasione della proiezione del cult In viaggio con papà, in coppia con il mitico Alberto Sordi, e del suo ultimo libro “La carezza della memoria” (Bompiani).
Verdone non ha svicolato dalle nostre domande legate alla crisi della sala cinematografica e al dietrofront che lo ha visto protagonista con il suo film Si vive una volta sola, da lui stesso promesso agli esercenti come “film della ripartenza”, dopo circa due anni di rinvii causa lockdown (la prima uscita prevista a fine febbraio 2020). Ma, proprio nei giorni in cui le sale avevano finalmente riaperto, il film prodotto da De Laurentiis e interpretato oltre che da Verdone da Papaleo, Foglietta e Tortora, finì su Amazon Prime Video senza costi aggiuntivi e compreso nell’abbonamento, nell’accordo che vedrà il nostro amato attore e regista protagonista anche della serie Vita da Carlo, prossimamente sempre su Amazon. Un segnale inequivocabile di sfiducia nelle sale e l’inizio di una nuova avventura con il colosso egemone dell’e-commerce.
Non solo, oltre al danno la beffa: per soli tre giorni il film uscì in sordina a Roma in poche sale esclusive del circuito di De Laurentiis, un’evidente mossa per adempiere all’obbligo di uscita in sala per ottenere finanziamenti statali, sostegni e tax credit.
Un imbarazzo totale che aveva fatto perdere dai radar lo stesso Verdone, fino a quel momento in campo proprio in difesa degli esercenti cinematografici a favore dei quali il regista romano non si è mai risparmiato, sospinto da una sincera battaglia a favore della “magia del grande schermo”. Un tradimento che gli esercenti non hanno affatto digerito. Le parole di Verdone l’altra sera a Roma, vogliono essere un primo passo per la difficile riappacificazione (molti hanno dichiarato che lo boicotteranno almeno nell’uscita del prossimo, poi si vedrà).
Con grande sincerità e con un pizzico di commozione, Carlo ha ribadito più volte: «Mi è dispiaciuto moltissimo, ma non avevo altra scelta né voce in capitolo». Fino a pochi mesi fa, prima dell’abdicazione ad Amazon, la sua posizione si stagliava molto netta: «In questo periodo così difficile dobbiamo stare vicini ai giovani che devono esplorare le loro potenzialità e i nuovi linguaggi. Il confinamento blocca e impedisce la loro creatività e produzione artistica. E dobbiamo essere vicini agli esercenti chiedendo di resistere perché noi con il nostro prodotto faremo del nostro meglio per uscire in sala. Abbiamo aspettato un anno, faremo il possibile per essere in sala visto che il film è stato concepito per il grande schermo. Se avessimo voluto uscire sulle piattaforme, l’avremmo già fatto».
Nei primi mesi del 2021 Verdone non ha saltato un evento di confronto con l’industria cinematografica. «Sono disponibile a far parte di questa Task Force per il rientro in sala. Il rispetto verso gli esercenti, l’amore per la sala, ma soprattutto l’amore per il cinema va manifestato con azioni concrete e non mi tiro indietro. Sono preoccupato per gli esercenti che non ce la fanno più, c’è gente che sta resistendo in una maniera incredibile, ma i mesi passano e i ristori li aiutano fino a un certo punto».
Ora invece, alla luce dell’accaduto, mentre sono in corso le riprese della serie in 10 episodi Vita da Carlo, sempre destinata alla piattaforma di Jeff Bezos, è impossibile non dar voce a quell’interrogativo che incuriosisce fan ed esercenti: vedremo più il nostro amatissimo Verdone sul grande schermo? Dopo un’ora di racconti, inframmezzati da risate fragorose come gli applausi e momenti di intensa commozione, Carlo si alza a porgere con signorilità il suo microfono mentre gli domandiamo quale e dove sarà il futuro dei suoi lavori. Per il grande o piccolo schermo? «Questa storia la sapete, stavo per uscire con il film e mi hanno bloccato 24 ore prima, abbiamo aspettato anche d’accordo con tutti gli attori e il produttore pure, era con me. Ho cercato di aspettare. Tutti abbiamo aspettato. Aspetta, aspetta… poi il produttore mi ha detto “Guarda per la produzione di questo film ho speso tot, il film si sta invecchiando!”. I contagi erano ancora alti, non erano scesi; poi quando è stato venduto ad Amazon la situazione dei contagi ha iniziato ad andare un poco migliorando: sono scesi. Ma, ormai, a quel punto il film era di De Laurentiis, non era più un film mio, non avendo io nessuna percentuale. Fin quando abbiamo e ho potuto resistere lo abbiamo fatto».
Ma gli strappiamo una promessa: «Però è chiaro che per me il cinema è tutto, per me il cinema è aggregazione, è condivisione. La sala si deve riempire sempre, anche quando non ci sono io e c’è un bel film. La sala mi manca tantissimo». Sulla differenza tra cinema e narrativa, che lo sta appassionando sempre di più. «Fare un film significa patteggiare costantemente con il produttore, confrontarsi con interferenze esterne. Scrivere un libro invece è una grande forma di libertà: ho avuto carta bianca nel raccontarmi come sono».
Ogni incontro con Verdone è un amarcord di racconti, nati da incontri magici. E poi il congedo dal pubblico con un augurio accompagnato da uno scrosciante applauso: «Il cinema, secondo me, non morirà mai».
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