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ERA il quartiere dormitorio. Nessun servizio, nessuna attrazione, nessuna area pedonale. Solo palazzoni molti dei quali sorti nel decennio degli anni ‘80 – ’90. Oggi Rione Poggio Tre Galli, è tutt’altra cosa. Cuore delle movida potentina, nel giro dell’ultimo anno ha visto la nascita di diverse attività commerciali: due pizzerie, un accorsato winebar, un prestigioso ristorante di una famosa catena nazionale, una cioccolateria con pregiati cioccolatini di Napoli, la sede di una delle gelaterie artigianali più note in città, un pastificio, una yougurteria di recente apertura, bar, una deliziosa panetteria – caffetteria.

E poi negozi d’abbigliamento di vario tipo. Le idee più fresche e innovative sembrano trovare la giusta collocazione proprio qui, in quest’area che per l’aspetto urbanistico nulla di meglio offre rispetto ad altri innumerevoli e simili punti della città.

Questi palazzoni in cemento a distanza ravvicinata gli uni dagli altri, a più piani, con quelli a terra a più vetrate destinati a uffici e attività commerciali, non sono certo una novità. Prima è toccato a contrada Macchia Romana, poi al Gallitello e via Cavour. A oggi, però, sembra che la fortuna abbia baciato prevalentemente Poggio Tre Galli.

I commercianti che hanno scelto di investire qui, l’hanno privilegiata per diversi motivi.

Innanzitutto dicono la disponibilità di parcheggio.

«La possibilità di accedere con la propria vettura senza problemi – dice un commerciante in particolare – per un imprenditore che vuole aprire qui a Potenza è di fondamentale importanza. Perchè il potentino si fa due giri con la macchina, se non trova parcheggio va da un’altra parte».

In secondo luogo la vicinanza al parco dell’Europa Unita. Il passeggio, dunque. Di famiglie, giovani che vanno a fare footing, pensionati. Ogni fascia d’età e fascia sociale. In terzo luogo la disponibilità economica dei residenti, secondo alcuni notoriamente provenienti dalla classe medio borghese. Tuttavia i frequentatori vengono da ogni parte della città.

In quanto ciò che conta, alla fine, è sempre la qualità di ciò che si offre. E deve essere necessariamente qualcosa che assicuri delle entrate di un certo tipo visto che un locale costa 20 euro a metro quadro. Molti, infatti, continuano a essere sfitti. Principalmente quelli più interni e poco visibili dalla strada. C’è pertanto chi, comunque, lamenta un disagio: le entrate sarebbero ancora troppo ridotte rispetto alle uscite.

Resta poi la questione della scarsa alternativa: «Se non qui, dove? – dicono alcuni – Il centro storico è sempre un valore aggiunto per una città ma se non offre servizi, dal parcheggio ai collegamenti alla presenza di uffici è un salto nel buio».

Così si preferisce un luogo magari senza memoria e identità ma che abbia ciò di cui un’attività commerciale necessita. L’identità, in fin dei conti, se non c’è si costruisce. Ed è quello che alcuni commercianti del quartiere credono di poter fare,  riempendo queste scatole vuote di valori, commerciali e non.  

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