REGGIO CALABRIA – La Corte d’appello di Reggio Calabria ha riformato le condanne di primo grado emesso al termine del processo con rito abbreviato nei confronti alcune persone accusate di appartenere alla cosca Gallico-Agrò-Sciglitano di Palmi. La Corte (Bruno Finocchiaro presidente, Giuseppe Lombardo e Antonino Giacobello a latere) ha assolto il boss di Rosarno, Umberto Bellocco, che in primo grado era stato condannato a 18 anni di reclusione per il reato di associazione mafiosa ed estorsione; Lucia Gallico (8 anni e sei mesi), Maria Antonietta Gallico (8 anni e quattro mesi), Carmelo Sgrò (8 anni e sei mesi), Elena Sgrò (sei anni e due mesi) e Vincenzo Sgrò (8 anni).
Sono stati condannati a sei anni di reclusione Massimo Aricò, Vincenzo Barone, Pasquale Casadonte, Rocco Carbone, Vincenzo Gioffrè e Rosario Sgrò; a dieci anni e quattro mesi Antonio Dinaro (undici anni in primo grado); Antonino Ficarra, a nove anni; Italia Antonella Gallico, a otto anni; Giulia Iannino, a sei anni. A tre anni è stato condannato il collaboratore di giustizia Gaetano Santaiti. Il sostituto Procuratore generale Adriana Fimiani aveva chiesto ha chiesto la conferma della condanna per tutti gli imputati. Il processo era scaturito dall’indagine ‘Cosa Mia’, relativa agli appalti per la realizzazione del tratto autostradale Palmi-Barritteri, condotta dai pm distrettuali Roberto Di Palma e Giovanni Musarò e coordinata dal procurato aggiunto della Dda, Michele Prestipino.
Un secondo troncone con il rito ordinario, si è concluso nel luglio scorso con numerose condanne. Nel mirino degli inquirenti erano finiti i sistemi di estorsione della ‘ndrangheta nei confronti del Contraente generale – il Consorzio Scilla, formato da Impregilo S.p.a. e Condotte S.p.a. – costretto a sborsare una “tassa di sicurezza” per evitare attentati e ritorsioni a vari rappresentanti dei ‘localì di ndrangheta.