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Le luci del Natale, l’albero che illumina il centro della città e via Lucana, i colori e i suoni che avvicinano ad uno dei periodi più gioiosi dell’anno. Da oggi il Natale entra nel vivo con l’Immacolata parte una sorta di vero e proprio conto alla rovescia che i materani continuano a ripetere con assiduità e metodicità impressionante. Ieri sera la vigilia dell’Immacolata e la sua tradizione gastronomica a tavola.

Da oggi si comincia a pensare al Presepe da fare per illuminare le case e respirare l’aria ed il clima natalizio. La stessa aria e lo stesso clima, compreso un freddo pungente ma non eccessivo, che si respirava ieri sera davanti alla Camera di Commercio con il Presepe di Andrea Sansone che illuminava la strada, le luci dell’albero di Natale issato proprio lì vicino e la musica e le pettole che riscaldavano e annunciavano in pieno il clima natalizio.
L’aria di Natale dai colori, alle vetrine, ai negozi diventa sempre più concreta e si respira a piene mani. Non sarà, probabilmente, quello degli altri anni, purtroppo per molti sarà meno sereno ma continuerà di certo ad avere il suo fascino e a raccontare la sua storia e distogliere per qualche giorno dai problemi quotidiani.

IN CUCINA – La tradizione gastronomica del Natale per i materani inizia dalla vigilia dell’Immacolata.
Infatti, il giorno prima dell’ Immacolata è il giorno de “u fcjlatjdd”, ( il tarallo dell’Immacolata, pane al seme di finocchio a forma di ciambella, che rappresenta la Concezione di Maria e simboleggia con la sua rotondità la perfezione dell’Universo. ) oltre al baccalà.
Un pane tipico per la città dei Sassi che dava così inizio alle festività natalizie. Al “fcjlatjdd”, si univa il baccalà preparato in modi diversi (pur di astenersi in ogni modo al mangiare la carne quale segno di fioretto in attesa della festa) e le “ pettole” , ricette di fritture a base di acqua, farina di grano duro e olio.
Pettole che negli ultimi anni vengono condite sempre più in maniere diverse come uva passa, peperoni cruschi, acciughe ecc. 

Piatti deliziosi che riescono a riempire l’aria di festa e a stimolare anche l’appetibilità dei più piccoli che non sanno resistere alla tentazione del pane di forma rotonda.
All’ottimo salato si aggiungono i dolci come le famose cartellate “u’ cartddet” e dei porcellini “u’ pjrcidizz” immersi nel miele o vin cotto o decotto a fichi, le friselle “u’ frsedd”, le strattate “u’ strazzet”, le meringhe “u’ schmjtt”, i taralli salati “u’ cangedd” e i biscotti grossi all’uovo ricoperti di zuccher “u’ vschutt ingjlppet”.
Ad avere la “peggio” i fornai che erano aperti giorni interi pur di soddisfare le esigenze delle massaie che facevano di tutto per riempire di gioia i bambini con le loro prelibatezze dolciarie. Tradizioni antichissime che hanno fatto la storia della cucina materana ricca di sapori e e goduria olfattiva con il profumo della frittura di pettole che riempiva gli antichi rioni in tufo.

Una scena sempre viva nel ricordo dei più anziani, sono le pentole e le bacinelle colme di pettole appena fritte e fumanti che venivano sottratte all’entusiasmo dei più piccoli. Anche i negozi si vestivano a festa esponendo nelle vetrine i pupazzi in terracotta o cartapesta oltre alle luminarie ad intermittenza.
Ma la vigilia dell’immacolata è ricordata anche come il momento dell’invito da parte dei maestri delle botteghe che offrivano la cena ai loro operai e agli apprendisti. Una cena dove si dava spazio al baccalà che veniva utilizzato nella preparazione di un piatto di spaghetti( rigorosamente degli innumerevoli pastifici materani) con sugo e baccalà, serviti dalla moglie del maestro e del buon vino. La serata si concludeva con una partita a carte.

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