Giuseppe Ciro
2 minuti per la letturaCOSENZA – L’indagine sulle missioni del sindaco, false o presunte tali, e sugli ottantamila euro in rimborsi per cene, viaggi e alberghi sottratte alle casse del Municipio fa registrare più d’una coda giudiziaria, in particolare un fuoco di querele incrociate fra i due indagati “eccellenti” dell’inchiesta: il primo cittadino Mario Occhiuto e il suo ex segretario Giuseppe Cirò. Proprio quest’ultimo ieri si è presentato in tribunale, accompagnato dal suo avvocato Francesco Chiaia, per presentare una denuncia contro Occhiuto.
L’accusa è di calunnia, la stessa che in precedenza il sindaco aveva sollevato contro di lui. Pari e patta dunque, con i due che, a proposito di questa vicenda, continuano a scambiarsi il ruolo di accusato e accusatore.
Il primo giro di valzer era stato di Occhiuto che nel 2017 denuncia in Procura quell’ammanco dalle casse comunali puntando il dito proprio contro il suo caposegreteria allora fresco di licenziamento.
Una volta interpellato dagli investigatori sull’argomento, però, Cirò ribalta il tavolo: afferma di aver prelevato quei soldi per conto di Occhiuto, simulando spese istituzionali in realtà mai sostenute al solo scopo di assicurare un po’ di liquidità al sindaco. Di quella somma, prelevata nell’arco di un triennio, sostiene di non aver intascato neanche un euro.
Nei suoi confronti Occhiuto sporge una prima querela, poi una seconda – adombrando anche una strumentalizzazione della vicenda da parte dei suoi oppositori politici – ma nel frattempo finisce anche lui nel registro degli indagati insieme a Cirò e ai due ex responsabili dell’Economato di Palazzo dei Bruzi che hanno erogato materialmente quei rimborsi.
Al momento le indagini preliminari sono state dichiarate concluse e ai quattro indagati si contestano una serie di reati che vanno dalla truffa al falso passando per i peculati. Ieri, però, si è aggiunto l’ennesimo capitolo giudiziario e a motivarne i presupposti, dal suo punto di vista, è proprio Cirò agganciato all’uscita dal palazzo di giustizia.
«Oggi – afferma – ho depositato in Procura querela per calunnia nei confronti del sindaco Mario Occhiuto. E l’ho fatto ora per un motivo specifico. Sono stato querelato nel 2017 da lui, ed a seguito di questa querela sono stato indagato e sono stato interrogato dagli inquirenti. Ho fornito la mia versione supportata anche da documentazione. Ho sempre rispettato il lavoro della magistratura senza mai rilasciare dichiarazioni o raccogliere provocazioni! Quando però il sindaco è passato da denunciante ad indagato nello stesso procedimento e la Procura della Repubblica di Cosenza ha notificato anche a lui – insieme ad altri – l’avviso della conclusione delle indagini nello stesso procedimento sorto a seguito della sua querela, è stato evidente che denunciandomi mi ha calunniato».
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