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«NESSUNO è immune dalla cusciaria. Se non lo sei puoi sempre diventarlo». Questo il monito lanciato dalla redazione dei “Fatti cusci, storie di arretratezza e ignoranza”, seguitissima pagina fan di facebook,  che non ha voluto, assolutamente, uscire allo scoperto dichiarando i nomi degli autori che si celano dietro questa favolosa idea cuscia. Giovani potentini, apparentemente istruiti, dislocati in diverse città italiane, che ogni giorno aggiornano la pagina con notizie e tormentoni gretti coinvolgendo i quasi 3.000 seguaci procurando diversi scoop nazionali. Ultimamente stanno cercando di capire l’etimologia della parola “cuscio” trovando riferimenti perfino nella Bibbia dove si parlerebbe di Cushi riferendosi ad alcuni popoli africani con un’accezione simile alla nostra. Ma dove vuole arrivare questa redazione? Eccovi accontentati: «Semplice, sentir rispondere Fatti Cusci alla domanda: “cosa fai nella vita”.

Avendo rifiutato un incontro “face to face”, per salvaguardare l’alone di mistero che gravita attorno agli autori della redazione, è comprensibile quindi chiedervi il perché avete adottato questa linea editoriale. Della serie non ci mettete la faccia perché molto cusci?

«Tanto per iniziare speriamo che al Quotidiano non si aspettino di pubblicare un’intervista totalmente seria. Fatti Cusci è un gioco e non pretendiamo di fare informazione. L’alone di mistero è solo nelle nostre teste, chi ci conosce sa chi siamo. Spesso però sentiamo esclamare “Fatti Cusci” da gente che ignora di aver di fronte la redazione e la cosa ci diverte. In verità poi la faccia ce la mettiamo sempre: quella del pastore. Completamente ignaro di essere diventato simbolo della nostra pagina».

Quante le persone che aggiornano la pagina fan di Fatti Cusci  e quale l’organizzazione nella gestione e selezione dei fatti?

«Abbiamo quasi tremila cuschunters, chiunque può segnalarci un fatto cuscio preso dalle pagine di cronaca o sottoporci domande.  Se il link è davvero cuscio viene ripubblicato dalla redazione. Oltre al prezioso supporto della community abbiamo delle teste che lanciano tormentoni, creano immagini divertenti e scrivono status».

E’ una redazione di potentine/i giovani?

«Siamo potentini anche se non tutti vivono a Potenza».

Navigando in rete si scopre che oltre alla pagina esiste anche un blog e un profilo fb di Fatti cusci. Quale aggiornate più spesso e di conseguenza dove avete più seguito e richieste?

«Siamo nati come blog, ma alla fine abbiamo scelto di curare quasi esclusivamente la pagina. Il profilo facebook invece non è nostro. E’ un cuschunter particolarmente accanito che si è fomentato. E’ il prezzo della popolarità».

Ultimamente avete spopolato sul web (addirittura seguiti da Il Giornale, Il Fatto, Striscia la Notizia e Ballarò)  rilanciando il video dell’europarlamentare  lucano Gianni Pittella con un accento molto poco english.  Detto tra noi sapevate già di creare tanto seguito nel web perchè credete fortissimamente nella forza del cuscio o è stata una “botta” di fortuna?

«La botta di fortuna è stata la segnalazione giunta alla redazione. Il video era on line dal settembre 2012 ma non era mai finito nelle mani giuste, o sbagliate, dipende dai punti di vista. Appena l’abbiamo visto abbiamo pensato “questo è una bomba inesplosa, ora si scatena un putiferio in rete!”.  Un minimo di esperienza su quello che può diventare virale ormai ce l’abbiamo. Non è stato l’unico exploit. Fummo tra i primissimi a pubblicare le foto dei cusci che si facevano ritrarre con la Concordia affondata sullo sfondo. In quei giorni faticammo, e non poco, perchè molti si iscrissero alla pagina ma non ne capivano lo spirito. L’anno scorso invece scovammo il video “La modernità deve finire”, in cui uno studente sedicenne del Vallo di Diano indicava la sua via per la “decrescita felice”.  Una sorta di manifesto della cusciaria, altro che Latouche».

Ma dovendo spiegare a un lombardo o un cinese cosa è un “fatto cuscio” quali parole o esempi usereste?

«Lo dice il nostro payoff: storie di arretratezza e ignoranza. Ma dovremmo aggiungere anche degrado e cattivo gusto.  A livello linguistico esistono due accezioni del termine: una storica e l’altra gergale più moderna. Nel romanzo “L’ultimo dei cusci” di Vito Fiorellini il termine “cuscio” è l’etichettatura “attribuita da sempre, con spregio e una punta di malcelata invidia, con tanto di ironia, di presunzione e di inevitabile canzonatura” agli abitanti di Avigliano. L’accezione moderna di “Cuscio”, a cui facciamo riferimento, è invece quella strettamente gergale, ampiamente diffusa tra i giovani e meno giovani lucani».

Domanda banale ma essenziale che forse un po’ tutti vorrebbero o vi hanno già rivolto: da dove nasce l’idea di fatti cusci? Forse spinti da un imbarbarimento culturale dilagante negli ultimi anni o in fin dei conti c’è sempre stato?

«Fatti Cusci era il tormentone di un nostro amico nonchè vate ispiratore del blog: il Rub. Quando c’era qualcosa di gretto o di rozzo, lui esclamava: “fatti cusci!” Ancora oggi se c’è una diatriba in redazione o tra i cuschunters chiediamo al Rub: è lui che fuga i dubbi e dona certezze. La sua parola è cassazione: se una cosa è cuscia per il Rub lo è per tutti».

Quale il fatto più “cuscio” postato online e quale il vostro “mito” di riferimento, se c’è.

«Se ci mettessimo a citare i fatti cusci degli ultimi anni ci vorrebbe un inserto speciale. Possiamo però elencare alcune delle nostre rubriche (tormentone): “la gente ancora si sposa”, “il suo voto vale quanto il tuo”, “ma chi … è sta gente: storie di presunti vip e ignoranza”. E come dimenticare le grandi battaglie sociali come quella a favore di Bigazzi, cacciato dalla Rai perchè aveva detto di aver mangiato il gatto?».

Da 1 a 10 quanto è cuscia  questa intervista?

«Dieci se cambierete le risposte».  

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