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METAPONTO – Il giorno dopo è ancora peggio. Il giorno dopo bisogna, se possibile, ricominciare daccapo: tirar via l’acqua da garage e seminterrati, mettere in salvo quel che si può, contare i danni e ringraziare Iddio o la buona sorte per averla scampata, anche questa volta.
Il giorno dopo la pioggia torrenziale e la piena dei fiumi, Metaponto è una palude, la stessa che probabilmente doveva essere prima degli interventi di bonifica. Campi, strade, case allagate, domenica è successo di nuovo dopo lo scorso 7 di ottobre e così, quando il giorno dopo si arriva a Metaponto, dopo aver percorso la Statale Basentana, costeggiata dal Basento prepotente e irruento, lo scenario è lo stesso già visto per la terza volta in meno di due anni. A cambiare è solo la paura di chi vive e lavora nella piana, che aumenta perché cresce la consapevolezza che si fa sempre più lontano il momento in cui qualcuno capirà, che per sopravvivere in questa fragile terra serve tanta competenza e manutenzione spicciola.
Alla rotonda, la prima nella quale ci si imbatte prima di raggiungere il lido, una squadra di Vigili del fuoco sta cercando di raggiungere, a bordo di un gommone, un anziano intrappolato in casa e bisognoso di cure mediche. Bisogna fare in fretta, sussurrano gli operatori, perché sta arrivando una nuova perturbazione; lo dicono dalla centrale e lo preannunciano i lampi all’orizzonte. Più lontano c’è il mare che, ingrossato, continua a inghiottire pezzi di costa, si stimano almeno sei metri di duna, con buona pace degli operatori turistici.
Certo, lo avevano detto in tempi non sospetti anche loro, come gli agricoltori, ed ora c’è da far vedere da vicino all’assessore regionale alle infrastrutture, Luca Braia, arrivato per un sopralluogo, e che presto dovrà lasciare la sua poltrona in giunta al nuovo nominato, a cosa e quanto servono le barriere frangiflutti che elemosinano da anni.
«La prossima volta sarà ancora peggio se non si interviene, le scogliere soffolte per noi sono una priorità -spiega Vincenzo Grippo, operatore turistico- gli appalti sono stati assegnati, ma noi non abbiamo visto ancora partire i lavori. Se avessimo avuto le barriere oggi molte imprese non sarebbero in difficoltà». Acqua ce n’è anche al borgo; le stesse strade che lo attraversano sono a tratti sommerse. Chi ha potuto ha messo dei sacchi di sabbia a difesa degli ingressi dei propri esercizi commerciali. Altri, ieri mattina, erano già al lavoro per strappare all’acqua ed al fango le cose di una vita stipati negli scantinati. Tutto già visto, un copione che si ripete come pure nell’area del parco archeologico, sommerso di nuovo per la quarta volta in cinque anni. Mentre la pioggia continua a scendere sui capitelli del tempio di Apollo arriva la notizia che a pochi chilometri, a Serramarina, stanno evacuando altre persone in attesa che anche la diga di San Giuliano venga aperta per consentire il deflusso dell’acqua accumulata nell’invaso scaricandola nel Bradano. L’allerta continua, bisogna solo sperare che il tempo migliori per ricominciare domani e il giorno dopo ancora.
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