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CATANZARO, 1 DIC – Pur avendo optato per il rapporto di lavoro esclusivo con l’Asp, ha continuato ad effettuare visite private, percependo così indebitamente le indennità cui aveva diritto per un totale di 330 mila euro. E’ l’accusa con la quale la Guardia di finanza ha “segnalato” alla Corte dei conti un medico di Catanzaro, accusato di avere provocato un danno all’erario d’importo corrispondente alle somme illegalmente percepite. I fatti contestati al medico risalgono al 2008 ed al 2009.(ANSA).
(ANSA) – CATANZARO, 1 DIC – Le indagini condotte dai finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno consentito di appurare che il medico, che aveva aperto una sua partita Iva, svolgeva la sua attività privata anche durante l’orario di servizio, assentandosi lungamente dal lavoro pur di seguire la sua clientela.
In tal modo, riferisce la Guardia di finanza, avrebbe riservato buona parte del suo tempo e della sua attenzione al suo studio privato.
Secondo gli investigatori, inoltre, il professionista non era in possesso di alcuna autorizzazione per continuare a svolgere, in presenza di un rapporto di esclusività con l’Asp, la sua attività privata. 

CATANZARO – Un blitz della Guardia di Finanza ha permesso di scoprire un medico che ha causato un danno erariale da 330 mila euro, violando il vincolo di esclusività dell’impiego pubblico. In sostanza, pur avendo optato per il rapporto di lavoro esclusivo con l’Asp, ha continuato ad effettuare visite private, percependo così indebitamente le indennità. Tra l’altro, le visite avvenivano durante l’orario di servizio all’azienda sanitaria.

 

GUARDA IL VIDEO DEI CONTROLLI DELLA FINANZA ALL’ASP

Con questa accusa i finanzieri hanno “segnalato” alla Corte dei conti il medico di Catanzaro. I fatti contestati al medico risalgono al 2008 ed al 2009. Secondo le indagini del Comando provinciale di Catanzaro il dottore aveva aperto una sua partita Iva, svolgeva la sua attività privata anche durante l’orario di servizio, assentandosi lungamente dal lavoro pur di seguire la sua clientela. In tal modo, riferisce la Guardia di finanza, avrebbe riservato buona parte del suo tempo e della sua attenzione al suo studio privato. Secondo gli investigatori, inoltre, il professionista non era in possesso di alcuna autorizzazione per continuare a svolgere, in presenza di un rapporto di esclusività con l’Asp, la sua attività privata. 

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