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I presidenti delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga

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C’E’ QUALCOSA che non torna. Il governo vuole introdurre il Green pass per limitare i contagi, chiudere a chi non è in regola. I governatori vogliono e chiedono anche loro il lasciapassare ma per aprire. E’ il grande effetto collaterale di un rapporto tragicamente asimmetrico. Chi va in una direzione, chi rema in senso contrario. Due vedute distinte, l presidente della Conferenza Stato-Regioni Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, lo ammette candidamente. “Abbiamo proposto di utilizzare il Green pass per aprire, non per chiudere. Vuol dire che quello che è chiuso e che non si potrebbe aprire, potrà essere aperto per chi ha il Green pass. Così lo vedo anche in prospettiva: Semmai una regione dovesse diventare arancione e avesse la ristorazione chiusa sarà possibile solo per l’asporto ma accessibile per chi ha il Green pass”.

Il bracco di ferro sul passaporto vaccinale è solo uno dei tanti punti di frizione, (chi legge questo giornale lo sa bene). L’incontro tra Regioni e governo sul nuovo decreto legge Covid è un eterno dejàvù. Intorno al tavolo i presidenti delle regioni italiane, la ministra agli Affari regionali Maria Stella Gelmini, il ministro alla Salute, Roberto Speranza e il sottosegretario alla presidente del Consiglio, Roberto Garofoli. Tutti insieme per assistere ad un film già visto. Non solo per le divergenze sul Green pass ma anche sulle terapie intensive è andata in onda sugli stessi schermi una prova muscolare. Così che il Green pass day è stato posticipata al 6 agosto per venire incontro alle richieste dei governatori, slittando di due settimane.

Versione ufficiale: occorreva dare alle famiglie il tempo necessario per vaccinarsi e uniformarsi alle regole e agli operatori per offrire un tamponi a prezzo calmierato.

SCONTRO SUI CRITERI DELLA ZONA GIALLA

Il governo ha modificato i criteri per la zona gialla, La soglia è stata fissata al 10% dei posti occupati, 15% per le ospedalizzazioni. Le regioni avevano chiesto per la prima il 20%, il Cts aveva puntato i piedi sul 5%. Uno scontro di percentuali, un tira e molla. Con reciproco scambio delle parti se le cose non andassero per il verso giusto. In questo clima di certezze parziali e amnesie ricorrenti trovare un accordo è come scalare l’Everest.

La cabina di regia di Palazzo Chigi ha provato a mettere qualche punto fermo. Dal prossimo 5 agosto per sedersi al tavolo o consumare all’interno di un bar o di un ristorante al chiuso sarà obbligatorio il Green pass per tutti i cittadini che hanno più di 12 anni. Idem per andare cinema e al teatro e per piscine, palestre, fiere e concorsi. Lascia passare vaccinale obbligatorio anche per entrare allo stadi anche se resta da definire la soglia di riempimento. E per parchi divertimento, sale-gioco, sagre. Nella bozza del decreto le discoteche non vengono citate, come dire che per ora resteranno chiuse.

Opinioni differenti, dicevamo, riguardo le finalità. Secondo Fedriga il Green pass non deve diventare una discriminazione verso chi non ce l’ha. “Deve essere un vantaggio per chi ce l’ha, perché quello che non sarebbe permesso, in realtà lo si può fare perché si è più protetti”. La mediazione con il governo e con le sensibilità delle singole Regioni è quindi aperta, continua Fedriga. Tuttavia nota come lo strumento, che doveva servire a convincere i cittadini a vaccinarsi, è oggetto di discussioni e polemiche. “In un momento di pandemia noi dobbiamo portarci dietro la popolazione, bisogna lavorare istituzioni e cittadini insieme”, sottolinea il governatore.

E prosegue: “Fare misure di imperio, da una parte e dall’altra, poco comprensibili, rischia di avere l’effetto opposto, cioè di non fare partecipare i cittadini alla campagna vaccinale. Dobbiamo accompagnare e cercare di convincere le persone con il buonsenso a farsi vaccinare- prosegue- perché questo salva le vite, non mette a rischio i sistemi ospedalieri. E questo vuol dire che non c’è rischio che altre patologie non trovino riposta. Perché il dramma del Covid-è stata la pressione ospedaliera, non soltanto per i malati di Covid, ma per chi aveva altre patologie che non hanno avuto le dovute risposte per gli ospedali saturi per Covid”.

Al di là dello scontro il Green pass da molte categorie sarà benaccetto. Aldo Cursano, vice presidente vicario di Fipe-Confcommercio, (Federazione italiana dei Pubblici esercizi), esprime “piena condivisione” in merito alle nuove misure che il governo si appresta a prendere. “Con l’Italia in zona bianca, il Green pass rappresenta uno strumento straordinario ed efficace sia per riaprire quelle attività’ al momento ancora chiuse, come le discoteche, sia per consentire l’accesso di un numero piu’ ampio di persone in occasione di eventi culturali o spettacoli. Il Green pass va insomma, utilizzato in chiave positiva e non punitiva”..

L’ARTIGLIERIA PESANTE DEL GENERALE FIGLIUOLO

Lo stato di emergenza verrà prorogato al 31 dicembre, il che fa pensare ad un altro Natale con il Covid sotto l’albero. Per scongiurare questa ipotesi e allontanare l’incubo di un nuovo lockdown il generale Figliuolo ribadisce la necessità di vaccinare il personale scolastico. È costretto a ripetere il suo mantra. Lo fa nel linguaggio disciplinato e ordinato di chi ha indosso una divisa. “..,è necessario continuare a garantire la massima priorità alla vaccinazione di soggetti fragili, over 60…facendo esteso ricorso sl coinvolgimento attivo di tali cittadini nel rispetto delle norme sul trattamento e la protezione dei dati personali”.

E’ un invito a scovare i renitenti al vaccino per convincerli che la puntura rimane la forma più efficace di contrasto al virus. Per dirla con Figliuolo, l’artiglieria pesante.


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