Eman
4 minuti per la letturaSARÀ Eman un altro degli artisti che salirà sul palco della rassegna #Restartlivefest, all’arena Rendano di Cosenza. Cantautore calabrese, Emanuele Aceto in arte Eman, è molto apprezzato sulla scena musicale italiana. Martedì 27 il suo attesissimo concerto. Qui si racconta: i suoi primi approcci alla musica, le difficoltà che ha incontrato nella sua carriera, il ritorno sul palcoscenico e anche una lieta notizia.
Un approccio alla musica sin da bambino, come è iniziato il suo percorso?
«Ho iniziato a provare a fare musica molto piccolo, come lavoro invece è iniziato intorno ai 20 anni o giù di lì. Come lavoro serio un po’ dopo. Ho sempre avuto attrazione per la musica che, oltre che un mezzo per comunicare, è sempre stata un’ottima compagnia: essendo affetto da balbuzie, con la musica questa non c’era più».
Ci sono state non poche difficoltà nel suo percorso, probabilmente anche perché non si è mai adeguato agli standard che le venivano richiesti. Quanto è stato difficile?
«È stato complicatissimo. Ho iniziato in un periodo in cui c’erano i primi social, ancora non esplosi completamente, c’era internet ma non alla portata di tutti come ora. Non c’era la visibilità che si può avere adesso. Era un po’ più dura e lo è ancora non essendo io in linea con le “mode”. Ma ho sempre voluto mantenere questa sorta di unicità del suono e del modo di essere. C’è chi fa la musica per essere famoso e c’è chi lo fa per fare musica. Nel mio caso, il secondo, era anche un modo per difendere chi sono, perché chi canta sono io, non qualcun altro. Mi veniva quindi più complicato, talmente tanto che uno dei miei brani più ascoltati, “Amen”, non venne scelto per Sanremo Giovani. Poi uscì due anni dopo. Ma alla fine fu il pubblico, con gli ascolti, a decidere che ero “bravo”. E questo mi ha sempre protetto e anche fatto guardare dagli addetti come un prodotto di nicchia ma interessante».
Nella sua musica unisce il cantautorato classico a delle sonorità un po’ più moderne. C’è qualche artista in particolare al quale si ispira?
«Quando scrivo tendo a non ascoltare altri, per evitare somiglianze. Però se penso a degli stimoli penso ai grandi cantautori, De Andrè su tutti, poi Dalla, De Gregori; ma anche Marlene Kuntz, Afterhours o artisti più di nicchia come i Massimovolume. Ce ne sono tanti».
Cantautore, rapper, c’è un modo in cui si definisce o definisce la sua musica?
«Un mio caro amico, nonché il mio producer (Skg; ndr), ogni volta mi dice che io sono un “cantautoraltro”. Magari la definizione potrebbe essere proprio questa».
A Cosenza il 27 in concerto. È il primo post pandemia?
«Si, è il primo vero concerto e con tutte queste nuove regole».
E come si sente?
«Ho una voglia incredibile di salire sul palco. Ma sono anche arrabbiato, non col pubblico ma con altri; perché negli ultimi due anni la musica è quella che è stata messa da parte come qualcosa che non serve a niente. Ho voglia di ricominciare ma spero non sia solo per un breve periodo di tempo, spero si ricominci sul serio. Il succo però è che sono felicissimo!»
E chi verrà al concerto cosa si dovrà aspettare?
«Chi mi viene a vedere sa che quello che sono sul palco sono io. Che quello che vorrei essere nella vita sono lì sopra. E il pubblico penso se ne accorga, non è una maschera, sono quello».
Lei è di Catanzaro ma ha vissuto parecchio la città di Cosenza. Che ricordo ha di questa città nonostante la rivalità tra le due?
«Io amo poco il calcio, quindi al di là di tutto non ho mai vissuto questa rivalità. La fortuna che ho avuto è che a Cosenza ho incontrato amici ai quali ancora oggi sono legato. Ho un ricordo bellissimo, ho studiato a Cosenza quando c’erano 40 mila iscritti all’Unical, eravamo tantissimi e c’era tanta voglia di fare».
Ultimo album nel 2019, in cantiere c’è qualcosa?
«C’è un sacco di musica, davvero tanta. E secondo me è bellissima. C’è un sacco di vita da raccontare, da tre mesi sono anche diventato padre di una splendida bambina».
La porterà al concerto?
«Non lo escludo, vorrei già abituarla. E poi anche perché appena mi allontano dopo un po’ sono già in down».
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