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Salvatore Caiata, deputato di Fratelli d’Italia

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DOPO il rigetto della richiesta di interdittiva per il Potenza Calcio, coinvolto in un’inchiesta su 11 società dalla Procura di Siena – situazione che lo aveva spinto a dimettersi da segretario regionale di Fratelli d’Italia –  il deputato lucano Salvatore Caiata rompe un silenzio che in pratica durava dal mese di marzo e fa il punto della situazione politica tra scenari attuali e strategie future.

L’inchiesta Hidden Partner di Siena si è conclusa positivamente. Qualcuno le deve delle scuse?

«Parecchie volte dovrebbero. Ma la serenità dell’innocenza mi ha dato la forza per non arrendermi. Il magone per le accuse ingiuste non è raccontabile, dal momento che  abbiamo troppi esempi per i quali essere innocente non è sufficiente per essere prosciolti. Nel caso di specie, invece, la giustizia ha dimostrato di funzionare bene e soprattutto in maniera analitica e dettagliata e il gip ha pronunciato una sentenza che non ammette dubbi e repliche».

Ha pagato il peso del  ruolo pubblico e dell’appartenenza a un partito di opposizione?

«E’ chiaro che il rilievo pubblico inevitabilmente crea maggiori attenzioni. E’ il rovescio della medaglia dell’essere un personaggio pubblico, per questo va accettato».

Quest’ultima vicenda giudiziaria le è costata la guida di Fratelli d’Italia Basilicata. Ora che si è definita è pronto a riprendere quel ruolo che oggi è occupato dal commissario Gemmato?

«Sono completamente a disposizione del partito. Lavoro per il partito. Non sono mai stato affezionato ai ruoli per tutta la mia vita e non lo sono nemmeno in questa circostanza. Il valore delle persone si manifesta a prescindere da ruoli, da etichette e dal titolo che ci mettiamo davanti al cognome».

Da marzo ad oggi ha fatto l’osservatore di quello che accade in Basilicata nel partito. Che giudizio ha maturato?

«Fratelli d’Italia cresce costantemente grazie alla coerenza delle proprie impostazioni ideologiche e soprattutto grazie alla forza e alla lungimiranza di Giorgia Meloni, che oggi è il leader più credibile per gli italiani. In questo frangente il partito è il primo d’Italia e questo impone maggiore responsabilità nelle scelte che si fanno. E’  l’unica cosa che è cambiata in questo periodo. Per il resto noi continuiamo a fare il nostro dovere presentando centinaia di emendamenti e di proposte di legge, con una intensa attività legislativa. Ricordo che a fronte dell’oltre 20% dei sondaggi, in Parlamento abbiamo meno del  5% che è stato rappresentato dalle elezioni. Siamo i soli all’opposizione, ma ci  facciamo sentire».

E l’essere commissariati sul territorio lucano non vi indebolisce?

«Non credo. L’onorevole Gemmato sta svolgendo un ottimo lavoro, in maniera esemplare, con la sua grande esperienza politica. Ha meritato il rispetto di tutti e mi auguro che possa continuare nella sua opera».

Da mesi si parla di rimpasto della giunta regionale e pare che in autunno i tempi potrebbero essere maturi. Lei cosa consiglierebbe a Bardi per rilanciare l’azione della sua amministrazione per la seconda metà della legislatura?

«Il presidente non ha bisogno dei miei consigli. Noi rispettiamo la sua serietà, la sua capacità e la sua sobrietà. E’ una persona che preferisce lavorare in silenzio. Alla metà di un percorso amministrativo, come sempre, si pone la necessità di rinforzare il cammino, di rinnovarlo. Questo pone certamente maggiori aspettative rispetto a un cambio di passo, a maggior ragione adesso che stiamo uscendo dalla pandemia».

Pensa che a  Fratelli d’Italia spetti un secondo assessore?

«In questo momento lo dicono i numeri. Ma, ripeto, abbiamo un rapporto sereno con il presidente Bardi, per cui sono sicuro che insieme sapremo trovare le soluzioni più adeguate per proseguire nel lavoro».

Ma come si fa ad essere alleati leali a Potenza se a Roma siete all’opposizione, mentre Forza Italia e Lega sostengono il governo?

«Questo è un problema che si pone non solo a Potenza, ma in tutte le realtà dove governiamo, dalla Lombardia al Veneto. Lo si può fare estraniandosi dalle posizioni ideologiche e mettendo al centro dell’azione amministrativa il bene del territorio, concentrandosi su quello e astenendosi dalle polemiche nazionali. A livello nazionale, fare parte o meno di una coalizione porta a scelte  e a posizioni diverse. Sui territori, invece, bisogna restare concentrati e uniti perché è è inevitabile che si andrà a una alleanza strategica tra Pd e Cinque Stelle, per cui il centrodestra deve restare unito per pensare di continuare a vincere».

L’elezione del nuovo amministratore di Acquedotto lucano ha provocato tensioni e rotture anche all’interno della maggioranza. Lei come giudica la conduzione della vicenda da parte di Bardi e l’esito che ha premiato una figura tecnica in luogo della figura politica auspicata soprattutto da una parte di Forza Italia?

«Esprimo grande soddisfazione per la scelta dell’ingegnere Andretta. Si tratta di una eccellenza lucana, andata fuori. Il presidente Bardi è stato bravo a riportarlo in regione ed è una risorsa importante che si mette a disposizione della sua terra. Salutiamo con  soddisfazione la scelta di Bardi e l’accettazione della carica di Andretta».

Politica comunale: voci di rimpasto. La sua opinione quale è?

«Ci avviamo verso la metà del mandato, per cui è necessario fare una verifica. Non ho fatto alcuna esplicita richiesta. Abbiamo in consiglio comunale un gruppo consiliare di grandissima qualità, siamo estremamente soddisfatti di quello che fanno i nostri consiglieri e i due assessori. Il fatto che non sempre i rapporti siano idilliaci fa parte della  dialettica politica, bisogna solo essere capaci di tirare fuori una buona sintesi».

Ultimo capitolo il calcio: qualche apprensione sull’iscrizione. Ci può dire come è andata?

«Ci siamo iscritti in maniera agevole. Abbiamo semplicemente dovuto rimettere in ordine i documenti. E’ semplicistico dal’’esterno dire: hai adempiuto o non hai adempiuto.  Non è così nella realtà, perchè ci sono normative fiscali dello Stato e quelle della Figc. O quantomeno le due cose non sempre coincidono. Noi avevamo pensato di neutralizzare le perdite, come prevede una norma dello Stato, ma ci fu detto che non potevamo farlo. Ma un giorno prima è uscita una norma della Figc che, al contrario, ci dava questa possibilità. L’iscrizione è complessa perché la quantità di burocrazia che si portano dietro le società di calcio è ingente. La Serie C è a tutti gli effetti assimilata alla Serie A e le categorie sono assimilate alle società quotate in borsa, per cui ci sono società di revisione interna, una di certificazione esterna, poi c’è una società di controllo e poi quella della Figc.  Per tutto quello che c’era da fare, ritengo che il nostro staff di sede e di ufficio abbia svolto un lavoro eccellente per portarci senza apprensioni, all’iscrizione».

Riforme anche nel calcio: se accadesse sarebbe pronto a rischiare il tutto per tutto per andare in B?

«Credo che il mercato del calcio in questo momento sia  fermo  proprio per questa ragione, perché tutti vogliono capire cosa succederà. Credo che la riforma si farà e che  si arriverà a una situazione del genere, ossia di tante società disposte a rischiare anche in una situazione non  agevole. Purtroppo non si parla di riforme a livello fiscale nonostante le società  negli ultimi due anni siano sull’orlo del baratro. Qualcosa per salvare il sistema professionistico dovrà  accadere per forza. Le società si portano dietro debitorie fiscali accumulate negli anni. Faccio un esempio: le società pagano l’Iva su quello che incassano, ma non hanno Iva a credito sulla spesa più elevata, ossia gli stipendi dei calciatori. E’ come se pagassero una tassa su quello che incassano, pur essendo società generalmente in perdita. Una vera e propria beffa che dovrebbe essere modificata, magari diminuendo l’Iva sugli incassi».

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