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Un'aula di tribunale

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Credo che sia giunto il tempo che venga modificata o corretta quella storica frase che campeggia su tutte le aule di giustizia dei tribunali italiani che dice “La Legge è Uguale per Tutti”. Perché così non è, o almeno gran parte degli italiani, non ci crede più, e da tempo. Perché? Perché la Legge non è proprio uguale per tutti.

Soprattutto per i magistrati, non per tutti, per carità, e quello che sta accadendo in questi giorni ce lo dimostra, e che ci sia la necessità di una riforma della giustizia è auspicata dalla maggioranza degli italiani. Una riforma che faccia veramente giustizia per tutti e non soltanto per pochi eletti.

Non è possibile, per esempio, che il Csm, Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo di autogoverno dei magistrati, chieda che le sentenze del Tar (Tribunali Amministrativi Regionali) o quelle del CGA (Consiglio di Giustizia Amministrativa), valgono per tutti ma non valgono se riguardano sentenze che coinvolgono magistrati, come quelle sulle nomine in varie procure (come la Procura di Roma per esempio), contestate dagli aspiranti procuratori. Ed allora, che senso ha tenere in vita questi organismi (Tar e Cga) le cui sentenze valgono per tutti i comuni mortali e non per i magistrati? Meglio abolirli, altrimenti la giustizia non è “Uguale per tutti”.

Una riforma equilibrata della giustizia (che sta facendo litigare la politica e che mina l’attuale maggioranza inedita di Governo) è purtroppo necessaria perché non è possibile che la maggioranza dei processi abbiano una durata infinita, che un cittadino qualunque che finisce nella gabbia della giustizia debba attendere anni per sapere se è innocente o meno e che nell’ attesa della sentenza la sua vita è ormai distrutta, la sua carriera anche, la serenità della sua famiglia pure. E nessuno paga, soprattutto quei pm che li hanno “condannati” prima ancora di una sentenza, che spesso si conclude con una assoluzione per “non avere commesso il fatto”.

L’elenco di queste assoluzioni è purtroppo lunghissimo, l’ultimo, in ordine di tempo, quella dell’assoluzione di Gioacchino Gabbuti, già amministratore delegato di Atac negli anni 2005 -2013, accusato di peculato, un processo celebrato dinnanzi al Tribunale di Roma. Che è stato assolto perché il fatto non sussiste. Chi lo risarcirà. Chi pagherà per questa storia che ha rovinato un cittadino qualunque? Nessuno. Perché nonostante precedenti referendum che avevano affermato la responsabilità di quei magistrati che avevano arrestato o condannato ingiustamente un cittadino innocente, nessun magistrato è stato mai ritenuto responsabile.

Ma i magistrati sono infallibili? No, come tutti i comuni mortali, ma loro, raramente pagano gli errori , anche in buona fede, che avrebbero fatto. Per esempio, perché in tutte le professioni, soprattutto quelle pubbliche, sono previsti i test psico-attitudinali? Un agente penitenziario, un carabiniere, un poliziotto, un finanziere o qualunque altro, prima di assumere l’incarico, deve superare questo test. Per i magistrati, invece, il test non è previsto. Perché se vinci il concorso per magistrato, sei superiore a tutti gli altri comuni mortali. E sappiamo che in qualunque categoria qualche persona “strana” c’è sempre ed è gravissimo se tra queste ci sia qualcuno che decida sulla tua vita.

Un tema, quello della riforma della giustizia, che in questi giorni viene dibattuto animatamente, a torto o ragione, nei vari partiti della maggioranza. Ieri c’è stato un incontro tra il nuovo leader dei 5Stelle Conte ed il premier Draghi. Conte, sulla riforma della giustizia torna a chiedere miglioramenti, ma senza affondi che facciano temere per la tenuta dell’esecutivo da qui in avanti. E da Palazzo Chigi trapela che sì, qualche aggiustamento tecnico ci sarà – come peraltro già previsto nel tumultuoso Cdm che due settimane fa ha dato il disco verde alla riforma Cartabia – ma senza stravolgimenti del testo. La riforma dovrebbe restare pressoché blindata. Anche perché, viene osservato, dare spazio a modifiche significative vorrebbe dire aprire un nuovo fronte tra gli alleati di governo, con Fi e Lega pronti ad alzare la posta. I tempi stringono, Bruxelles ci osserva.

Ma qualche modifica, per superare il terremoto che la riforma ha generato all’interno del Movimento 5 Stelle, con gli attivisti pronti a scendere in piazza mercoledì prossimo, dovrà esserci. E potrebbe ad esempio passare, osserva un ministro di peso all’agenzia Adnkronos, da un estensione della lista dei reati per cui sono previsti tempi processuali più lunghi, come ottenuto dal Movimento per corruzione e concussione. Del resto di fiducia, assicura Conte al temine dell’incontro con Draghi, non si è parlato, bensì “di eventuali interventi che possano migliorare il testo”.

Al premier, spiega il leader in pectore dei 5 Stelle Conte, “ho assicurato un contributo attento e costruttivo del M5S. Il Movimento si era già distinto e aveva lavorato per l’accelerazione dei processi e anche in Parlamento darà un contributo per migliorare e velocizzare i processi. Ma a Draghi ho ribadito che saremo molto vigili nello scongiurare che non si creino soglie di impunità”. Insomma la partita sulla riforma della giustizia è ancora aperta.


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