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COSENZA – Erano i soldi esotrti agli imprenditori cosentini a finanziare la latitanza del boss Ettore Lanzino e le attività della sua cosca. I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e del Ros hanno compiuto una nuova operazione durante la quale hanno fermato quattro persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento seguito da incendio, detenzione e porto illegale di armi, favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena. I provvedimento di fermo sono stati emessi dalla Dda di Catanzaro. Un quinto individuo è al momento ricercato.

Le persone arrestate sono Adolfo D’Ambrosio, Alberto Superbo, Mario Potestio, Francesco Costabile (GUARDA LE FOTO). Potestio, in particolare, è il fratello del capo di gabinetto del Comune di Cosenza.

Le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Cosenza e del Ros che hanno portato stamane al fermo di cinque persone hanno avuto inizio dopo l’arresto del boss Ettore Lanzino, catturato dai militari dell’Arma il 16 novembre del 2012 a Rende dopo una lunga latitanza.  La cosca della ‘ndrangheta dei Lanzino opera a Cosenza e provincia. Con Ettore Lanzino furono arrestati anche due favoreggiatori, Umberto Di Puppo e Renato Mazzulla, quest’ultimo ritenuto il “vivandiere” del latitante.

Dopo l’arresto di Lanzino le indagini dei carabinieri si sono incentrate sull’identificazione dei componenti dell’omonima cosca della ‘ndrangheta che avevano protetto e garantito la latitanza del boss. Gli investigatori hanno anche scoperto le attività criminali della cosca finalizzata allo sfruttamento delle risorse economiche attraverso le estorsioni in danno di imprenditori. Le indagini hanno consentito di documentare numerosi episodi estorsivi, consumati e tentati, nonchè alcuni danneggiamenti seguiti da incendio, effettuati nel medesimo contesto a scopo intimidatorio in danno di operatori economici.
I provvedimenti di fermo sono stati emessi dal Procuratore della Repubblica della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dai sostituti Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni. La cosca della ‘ndrangheta dei Lanzino opera a Cosenza e provincia. Con Ettore Lanzino furono arrestati anche due favoreggiatori, Umberto Di Puppo e Renato Mazzulla, quest’ultimo ritenuto il “vivandiere” del latitante.

I SOLDI DEGLI IMPRENDITORI E GLI APPALTI – I militari dell’Arma si sono concentrati sull’identificazione dei componenti della cosca che avevano protetto e garantito la latitanza del boss E hanno anche scoperto le attività criminali della cosca finalizzata allo sfruttamento delle risorse economiche attraverso le estorsioni in danno di imprenditori. Le indagini hanno consentito di documentare numerosi episodi di estorsione, consumati e tentati. E a chi esitava nel pagare toccavano danneggiamenti, in alcuni casi seguiti da incendi. Secondo gli inquirenti, la cosca dei Lanzino puntava anche, attraverso le estorsioni, ad accaparrarsi appalti per lavori pubblici nel cosentino.

L’ACCUSA DEL PROCURATORE ALLA CITTA’ – I provvedimenti di fermo sono stati emessi dal Procuratore della Repubblica della Dda di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dai sostituti Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni. Sono dure le parole che il procuratore aggiunto della Dda Giuseppe Borrelli ha usato descrivendo la situazione della criminalità organizzata in città: «A Cosenza non c’è nessuno che non paga le estorsioni. C’è una pax mafiosa totale: su tutto ciò che avviene cade il silenzio. E il fenomeno mafioso viene sottovalutato».

LA TELEFONATA MINATORIA – Nel corso delle indagini, i carabinieri del Ros hanno registrato una telefonata minatoria compiuta ai danni di un imprenditore edile cosentino (GUARDA IL VIDEO). Il malvivente usa un linguaggio allusivo, poi va dritto all’obiettivo: «Trovati un amico…Con tutte queste costruzioni non mangiate soli che vi affogate»

 

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