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POTENZA – Non solo qualcuno frequentava i corsi nonostante lavorasse come panettiere o impiegato oltremare. Ma sugli elenchi del Pitagora di Potenza tre studenti di Gravina risultavano residenti nel capoluogo lucano. Mentre in quelli degli omologhi istituti di Scanzano proprio il panettiere di Sinnai diventava cittadino di Grottole, la studentessa da Oristano di Pisticci, e il dipendente dell’amministrazione provinciale cosentina di Grassano.

Un tentativo evidente «di eludere e/o complicare i controlli dei militari operanti ovvero di mistificare un dato presuntivo rilevante in ordine all’ipotizzata assenza degli stessi alle lezioni scolastiche, nonostante il dato contrastante emergente dai registri di classe».

Ne parla così il gup Rosa Larocca nell’ordinanza con cui ha disposto la sospensione per due mesi del presidente/amministratore di Scuola Nazionale Angelo Scaringi, e di Prospero Massari, direttore dell’istituto commerciale Fabio Besta e del turistico Mario Pagano di Scanzano Jonico, entrambi del network di Scuola Nazionale di cui fa parte anche il tecnico per geometri Pitagora di Potenza.

Per loro, più tre colleghi dirigenti e il gestore del tecnico per geometri Falcone e Borsellino di Viggianello, Massimo Branca, l’accusa è di aver realizzato e organizzato una vera e propria associazione a delinquere con gli 80 docenti che si sono avvicendati tra il 2006 e il 2011 negli istituti in questione. E poi falsi a gogò, corruzione e truffa, ma quest’ultima soltanto per Scaringi e Branca.

In sostanza, oltre a intascare rispettivamente 411mila e 36mila euro considerati né più né meno che “mazzette” degli studenti (150 quelli iscritti sul registro degli indagati) per chiudere un occhio sulle loro licenze, continuavano a dichiarare di rispettare «tutti gli obblighi derivanti dal riconoscimento dell’Istituto paritario scolastico inducendo in errore il Ministero della pubblica istruzione (…) per la erogazione dei finanziamenti pubblici» previsti. In euro: 92mila euro per il Besta, il Mario Pagano e il Pitagora; e 7.500 per il Branca.

In realtà le cose andavano in maniera molto diversa e gli investigatori delle fiamme gialle, coordinati dal pm Annagloria Piccininni, un’idea se la sono fatta anche senza piazzare telecamere né microspie. E’ bastata l’anagrafe tributaria per scoprire chi risultava già occupato, dove, e poi recuperare orari e turni di servizio. Un gioco da ragazzi, se chi sarebbe dovuto essere in classe si trovava in servizio in caserma se addirittura in Questura, visto che nel novero degli studenti sono saltati fuori non solo militari e vigili del fuoco, ma anche un poliziotto, un dipendente dell’Inps, autisti di ambulanze, un impiegato della Prefettura e un agente della polizia penitenziaria.

Tanti degli studenti sentiti come persone informate sui fatti hanno ammesso candidamente le loro ripetute assenze. Altri hanno provato ad arrampicarsi sugli specchi ma sono stati scoperti.

Poi sono stati sequestrati i registri di classe custoditi negli istituti e ne è venuto fuori di tutto. Un vero e proprio “collage” sistematico di nomi e attività. Per il gip venivano «modellati ad hoc a seconda delle esigenza personale di ogni singolo alunno, in modo tale da “costruire su misura un percorso scolastico” regolare con la conseguente ammissione agli esami di stato finali».

«In determinati giorni la grafia delle annotazioni delle assenze dei singoli studenti non è identica ma varia a seconda del nominativo ivi indicato». Spiega ancora il gip Rosa Larocca. A volte «le assenze della lezione degli studenti sono riportate sul registro di classe (…) con la medesima grafia per intere settimane (…) nonostante l’alternanza dei docenti preposti». Persino il giorno di San Gerardo, che a Potenza è festa patronale, gli studenti “globetrotter” del Pitagora risultano aver svolto attività di «riepilogo». O ancora: «In determinati giorni la tonalità/colore dell’inchiostro lasciata dalla penna utilizzata per le annotazioni delle assenze dei singoli studenti varia a seconda del nominativo ivi indicato». «L’indicazione delle assenze degli studenti in classe sono riportate non seguendo un preciso ordine alfabetico dei cognomi ma vengono riportate alla rinfusa o in molti casi dopo un certo numero di assenze indicate in ordine alfabetico risultano apposte assenze non rispondenti a tale criterio».

Un ultimo aspetto dell’ordinanza attiene alla competenza del Tribunale di Potenza da ridimensionare rispetto all’impianto originario dell’accusa. Per il gup non è pensabile che quanto accaduto a Viggianello debba essere giudicato a Potenza, così come a Scanzano. Passi l’ipotesi di un accordo tra gli istituti del network Scuola Nazionale, ma le singole accuse di falso vanno definite a Lagonegro e a Matera. Con questo l’inchiesta potrebbe essere spezzettata. Intanto le carte sono state già restituite al pm Piccininni perché provveda in questo senso.   

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