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CATANZARO – Si muore sulle strade della Calabria, e questo continua ad avvenire con numeri ancora drammatici. Solo nel 2012 nella nostra regione sono decedute 110 persone, con un aumento rispetto all’anno precedente, quando le morti erano state 106. Un dato in controtendenza, se si considera che migliora notevolmente la situazione degli incidenti sulle tratte gestite dall’Anas. La situazione italiana, e quella più specifica della Calabria, è emersa con la presentazione del Rapporto Aci-Istat avvenuta oggi a Roma. Ma a dare il segno sulla situazione regionale è il dato dei decessi rispetto al numero degli incidenti. Perché l’aumento delle morti è in contrapposizione con una riduzione significativa del numero degli incidenti stradali: 2.706 rispetto ai 2.989 del 2011 a livello nazionale. E per la Calabria gli incidenti sono stati 2.706 nel 2012 contro i 2.989 del 2011, registrando anche una riduzione dei feriti: 4.596 nel 2012 contro i 5.116 nei dodici mesi del 2011. Questo significa che, seppure si siano ridotti i sinistri, quelli che avvengono hanno conseguenze più drammatiche e sono sempre di più le lenzuola bianche stese su corpi dilaniati e senza vita. 

Dal Rapporto, inoltre, è emerso un netto miglioramento rispetto all’autostrada Salerno-Reggio Calabria, dove si è passati dai 521 incidenti del 2010 a 315 nel 2012 con una riduzione del 39,5 per cento. In Calabria, dunque, ci sono meno incidenti ma più morti, a conferma di una condizione delle strade più disastrata, che sicuramente incide su quello che è il livello del sinistro.
PIU’ LUTTI A COSENZA E REGGIO – La situazione delle province evidenzia una maggiore incidenza di mortalità nelle province di Cosenza e Reggio Calabria, che corrispondono anche alle realtà più popolose. Ma è la comparazione dei numeri a segnare qualche spunto di riflessione. A Cosenza, ad esempio, sono diminuiti gli incidenti (838 nel 2011 contro 724 nel 2012) così come sono calati i morti e i feriti (43 morti nel 2011 contro i 39 del 2012; 1.297 feriti nel 2012 mentre l’anno precedente erano stati 1.515). Va molto male, invece, a Reggio, Catanzaro e Vibo. In riva allo Stretto sono aumentati i decessi (36 nel 2012 contro i 27 nel 2011), così come sono aumentati a Catanzaro (13 morti nel 2011 contro i 23 dell’anno successivo), con un andamento negativo anche a Vibo Valentia (8 decessi nel 2012 contro 5 nel 2011). Va molto meglio, invece, in provincia di Crotone, dove sono stati registrati 4 morti, contro le 16 del 2011, forse anche per merito di un maggiore controllo stradale legato all’installazione di diversi autovelox fissi nei punti più critici.
A preoccupare ulteriormente nell’analisi dei dati è il fatto che in tutte e cinque le province sono diminuiti i sinistri e il numero dei feriti, salvo per la provincia di Reggio dove i feriti nel 2011 sono stati 1.559 e nel 2012 1.578. Freddi numeri che, però, danno il segno di una condizione di assoluta precarietà, con la sicurezza stradale relagata in fondo alle agende della politica, come dimostra d’altronde l’alto tasso di mortalità.

Complessivamente, in Italia diminuiscono gli incidenti stradali in Italia: nel 2012 sono stati registrati 186.726 sinistri con lesioni a persone (-9,2% rispetto all’anno precedente), che hanno causato 3.653 morti (-5,4%) e 264.716 feriti (-9.3%). Ogni giorno sulle nostre strade si verificano 512 incidenti con 10 morti e 725 feriti e l’Italia conta più di 60 morti per incidente ogni milione di abitanti, mentre la media europea è 55. 
IL PERICOLO IN CITTA’ – Anche se gli incidenti più gravi avvengono sulla rete extraurbana, il pericolo corre in città. Malgrado un calo complessivo del 10% di sinistri e decessi, sulle strade urbane si conta il 75% degli incidenti con il 42% delle vittime e il 72% dei feriti. 
FINE SETTIMANA DA INCUBO – Il week end si conferma il periodo più a rischio. Nelle notti di venerdì e sabato si concentra il 42% dei sinistri e delle vittime complessive delle ore notturne. Nell’arco della settimana il picco degli incidenti si verifica tra le ore 18 e le 19, in corrispondenza del rientro a casa dagli uffici.  
AUTOMOBILISTI DISTRATTI – La distrazione è la prima causa di incidente (16,6%), seguita dalla mancata osservanza della segnaletica (16,2%) e dalla velocità elevata (11,2%). Tra i giovani 20-24enni si conta il maggior numero di morti e feriti, ma è tra gli ultraottantenni l’aumento più elevato dei decessi: +14% rispetto al 2011 per gli 80-84enni e addirittura +25% per gli 85-89enni. Aumentano le vittime tra i ciclisti (+2,5%) e calano tra i pedoni (-4,4%). 
MATTANZA DI GIOVANI – Il rapporto evidenzia anche le principali vittime degli incidenti stradali: Per i maschi la classe di età in cui si registra il maggior numero di decessi è quella compresa tra i 35 e i 39 anni, seguita con numerosi quasi analoghi dalle fasce di età 20-24 e 40-44. Per le donne, che registrano livelli di mortalità più contenute, il maggior numero di decessi avviene nella fascia compresa tra i 20 e i 24 anni.
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