Il segretario del Pd Enrico Letta con l'ex premier Giuseppe Conte
4 minuti per la letturaRiporto delle dichiarazioni fatte dal garante del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo rivolgendosi agli elettori del Movimento 5 Stelle: “Conte non ha né visione politica, né capacità manageriale. Non ha esperienza di organizzazione, né capacità di innovazione. Io questo l’ho capito e spero che possiate capirlo anche voi” ed ancora “Mi sento come se fossi circondato da tossici dipendenti che mi chiedono di poter avere la pasticca che faccia credere a tutti che i problemi sono spariti e che dia la illusione (almeno per qualche mese, forse non di più) che si è più potenti di quello che in realtà si è davvero, pensando che Conte sia la persona giusta per questo”.
Io sono un tecnico e non voglio e non posso entrare in considerazioni e apprezzamenti tipicamente politici, voglio invece soffermarmi su due gravi mie incomprensioni, due gravi incomprensioni che sicuramente non sono solo mie:
La prima è relativa al grave danno che questo Movimento diretto per tre anni da un Presidente come Giuseppe Conte ha prodotto al Paese almeno per il comparto delle infrastrutture.
La seconda è relativa alla davvero anomala apertura di un partito storico come il Partito Democratico nei confronti di un Movimento governato da soggetti, sia il Garante che l’ex Presidente del Consiglio, completamente inaffidabili nella attuazione di scelte programmatiche.
In merito alla prima incomprensione elenco solo i titoli delle scelte e dei comportamenti adottati dal Movimento, sempre nel comparto delle infrastrutture, e per ogni grave blocco delle scelte aggiungo il possibile danno stimato:
1. il blocco delle opere avviate relative all’asse ferroviario AV/AC Milano – Genova (Terzo Valico dei Giovi) (danno pari a circa 800 milioni di euro)
2. il blocco del nuovo tunnel ferroviario AV/AC Torino – Lione (danno pari a circa 1.700 milioni di euro)
3. il blocco dell’asse ferroviario AV/AC Brescia – Verona – Vicenza – Padova (danno pari a circa 1.200 milioni di euro)
4. il blocco del nodo ferroviario AV/AC di Firenze (danno pari a circa 700 milioni di euro)
5. il blocco della Trans Adriatic Pipeline (TAP) (danno pari a circa 700 milioni di euro)
6. la rivisitazione del contratto con la Società Arcelor Mittal per il centro siderurgico di Taranto (danno pari a circa 1.900 milioni di euro)
7. la produzione di una proposta di PNRR indifendibile
8. il mancato inserimento nel PNRR del collegamento stabile nello Stretto di Messina (danno pari a circa 600 milioni di euro)
9. il mancato avvio alla spesa, concreta e misurabile, delle risorse previste nel Fondo Coesione e Sviluppo (su 54 miliardi assegnati nel 2014 sono stati spesi solo circa 3,8 miliardi di euro) (danno pari a circa 6.000 milioni di euro)
In realtà siamo in grado ora di valutare il danno globale generato da comportamenti di singoli Ministri del Movimento, supportati sempre dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in circa 14 miliardi di euro, producendo in tal modo una perdita dell’1% del Prodotto Interno Lordo. Una cifra enorme per difetto in quanto si è stimato solo il danno creato dalla mancata disponibilità dell’opera nei tempi previsti contrattualmente o generato dalla mancata attivazione di provvedimenti capaci di attivare concretamente la spesa.
La seconda incomprensione è invece legata al comportamento del Partito Democratico, ci chiediamo, infatti, come il PD da sempre assertore della essenzialità delle scelte e delle opere legate alla infrastrutturazione organica del Paese, poi, pur in presenza di comportamenti antitetici ad una simile linea da parte del Movimento 5 Stelle, abbia ultimamente deciso di dare vita ad un accordo tra i due schieramenti; un accordo da utilizzare sia nelle elezioni amministrative del prossimo autunno, sia in quelle politiche del 2023.
Senza dubbio è un errore dell’attuale Segretario Enrico Letta che, pur in presenza di una evidente serie di dati comportamentali negativi presi in tre anni di Governo, abbia poi deciso di costruire una alleanza con un Movimento dotato di negatività denunciate apertamente dal suo stesso garante. Alla luce del coming out fatto da Beppe Grillo in questi giorni, in passato ci sarebbe stato subito un Congresso del Partito Democratico e, sicuramente, sarebbero state chieste le dimissioni di chi in questi ultimi quattro mesi ha dato sempre più consistenza ad una simile folle ed autolesionistica iniziativa.
Voglio concludere ricordando che i meriti, più volte denunciati sull’ottenimento di circa 191 miliardi di euro dalla Unione Europea attraverso il Recovery Fund, non sono ascrivibili all’abilità del Presidente Conte ma solo alla oggettiva e misurabile situazione socio economica del nostro Paese: in proposito è sufficiente leggere le relazioni del Dipartimento della Unione Europea sulle Regioni periferiche e insulari della stessa Unione per capire, una volta per tutte, quanto il nostro Mezzogiorno sia stato determinante per ottenere sia a fondo perduto che come prestito le risorse assegnate.
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