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Carramba, che lutto: se ne vanno i resti di un bianco e nero glorioso, il caschetto biondo che ha dominato la televisione per decenni, il Tuca tuca colossale con Alberto Sordi, l’ombelico che scandalizzava i bacchettoni, la sua risata fragorosa, il vaso con i fagioli di Pronto Raffaella?
La sua pignoleria maniacale, il suo stakanovismo, il suo spirito da fondista, il gusto di fare tv all’americana, oggi si fa solo una tv dei fatti nostri, dove tutto è chiacchiera e distintivo. Raffaella Carrà se ne va senza un perché, riservata anche nella malattia che l’aveva colpita da tempo.
È scomparsa in silenzio salutando con il messaggio sintetico di Sergio Japino che ha annunciato la sua morte rimasta sospesa in un caldo pomeriggio di luglio. Non la sentivo da prima dell’esplosione del Covid. Qualche tempo fa avevo visto una foto che circolava sul web di lei coi capelli bianchi incolti priva del classico caschetto senza il quale non apriva neppure la porta. Strano, sapeva quanto valeva il peso della sua immagine.
Sicuramente, anche nella malattia, non aveva alcuna intenzione di arrendersi, lei che aveva sempre considerato la vita sinonimo di lavoro. Anche all’amore era rimasto uno spazio ristretto e coincidente: amore e lavoro. La sua vita sentimentale ha dato spazio solo a due riferimenti maschili, Gianni Boncompagni e Sergio Japino.
Non faceva nulla senza sentire Boncompagni, compagno storico e dirimpettaio di terrazza nella casa di via Nemea e all’Argentario. Quando se ne è andato rimase in silenzio, rispettosa. Eppure era un dolore da gridare. Quel giorno di quattro anni fa, forse, se ne è andato anche un pezzo di lei.
Non faceva nulla neppure senza sentire Japino, anche se Sergio da tempo era sposato con un’altra donna. In un certo senso è rimasta fedele ai suoi uomini, una biografia sentimentale da bacchettona nel mondo dello spettacolo.
Eppure ai tempi si diceva che avesse avuto un flirt con Frank Sinatra sul set del film Il colonnello von Ryan. Naturalmente non lo ha mai ammesso, solo che a fine riprese The Voice le regalò una collana di perle con la chiusura in smeraldo. Una volta gliel’ho chiesto e lei ha risposto con la solita risata: «No, i suoi occhi magnetici non mi hanno fatto innamorare. E se io non mi innamoro, niente da fare».
Inutile fare speculazioni, restano Gianni e Sergio. Ai tempi di Sinatra Raffaella non era neppure bionda, faceva cinema da quando era una bambina. Bionda è diventata con il restyling di Boncompagni e con la sua trasformazione in showgirl, star della tv e cantante di successo sempre grazie ai pezzi scritti da quel mago di Gianni.
Così ha imboccato il viale di un successo senza fine, che resiste con la sponda della Spagna, del mondo gay che la elegge a icona, e resiste anche al periodo di oscuramento della Rai, quando i progetti che continuava a presentare indomita venivano bocciati. Ma Raffa è rimasta sempre Raffa, con la sua figura incancellabile, con le sue canzoni, destinata a rivivere con il remix di Bob Sinclair di Com’è bello far l’amore che spopola nelle discoteche e che Paolo Sorrentino sceglie per dare fuoco a una delle scene migliori del suo La grande bellezza.
«Un po’ del suo Oscar è anche mio» si era lasciata sfuggire. Ma così per ridere, come avrebbe fatto Gianni. E poi ha accettato di lavorare su Rai 3, era contenta comunque con il suo programma di incontri con personaggi celebri, anche se poi aveva rinunciato a mettere in piedi una terza serie. Lei personaggio ultranazionalpopolare (il Guardian, non molto tempo fa, l’aveva dipinta così: «Gli svedesi amano gli Abba, gli italiani la Carrà») sulla rete meno nazionalpopolare della tv pubblica.
C’era un tempo in cui, scrivendo di lei, prendendola un po’ in giro la chiamavo Nostra signora della tv. Erano i tempi del grandissimo successo tutto lacrime e agnizioni di Carramba che sorpresa. Lei rideva poi mi ringraziava.
Era fatta così Raffaella, allenata alla scuola del successo dall’intelligenza ironica di Gianni Boncompagni. Siamo diventati amici, eppure l’avevo brutalmente presa di mira ai tempi del programma Buonasera Raffaella, dove la sua personalità strabordava e lo show venne messo sotto inchiesta per le spese esorbitanti nell’ingaggio di grandi star. Eppure non si era offesa. Scuola Boncompagni. Gianni aveva provato ad allenarla alla sua filosofia del distacco, in parte c’era riuscito, ma la verità è che Raffaella sul lavoro non sapeva scherzare, per lei era la vita.
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