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Filippo Paradiso

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IL presunto corrotto, vale a dire l’ex procuratore capo di Taranto Carlo Maria Capristo, è sottoposto a un semplice obbligo di dimora a Bari. Come pure il presunto corruttore, che sarebbe il discusso avvocato siciliano Piero Amara. Sicché in carcere resta solo lui, il poliziotto materano Filippo Paradiso, che secondo i pm avrebbe fatto da semplice intermediario tra i due. Ma anche tra il primo e la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati.

C’è il lucano Paradiso al centro dello snodo raggiunto dall’inchiesta dei pm di Potenza sulla gestione delle indagini sull’Ilva e le sponsorizzazioni raccolte da Capristo per la nomina alla guida della procura tarantina. Venerdì il Tribunale del riesame ha respinto il ricorso contro l’ordinanza di misure cautelari per cui è in carcere ormai da più di 3 settimane. Un provvedimento inatteso dopo che i suoi legali avevano depositato il verbale dell’interrogatorio di garanzia di Amara, ex consulente legale di Ilva, oltre che dell’Eni.

L’avvocato siciliano, infatti, all’inizio di giugno era finito in carcere a sua volta, ma martedì è stato rimesso in libertà dal gip, con parere favorevole dei pm, in considerazione delle dichiarazioni offerte agli inquirenti. Sia ammettendo buona parte delle contestazioni, che svelando una serie di circostanze ed episodi aggiuntivi che promettono sviluppi eclatanti nelle prossime settimane.

Dichiarazioni evidentemente giudicate credibili, eppure non abbastanza per allontanare le attenzioni da Paradiso, che per Amara sarebbe stato senz’altro un personaggio dalle relazioni importanti nella capitale. Ma mai quanto lui. Né si sarebbe prestato per conto suo a spingere la candidatura del comune amico Capristo per la procura di Taranto. Procacciandogli il sostegno dell’allora membro del Csm, Elisabetta Casellati. E non avrebbe avuto un ruolo decisivo nemmeno nell’assunzione nello studio Amara del figlio dell’attuale procuratore capo di Matera, Pietro Argentino, che all’epoca era ancora procuratore aggiunto a Taranto.

Il grande pentito, dei giochi all’ombra delle aule giudiziarie di mezza Italia, si è detto certo, d’altro canto, che un contatto tra Paradiso e Casellati ci sia stato per la nomina di Capristo a Taranto da parte del Csm. Anche se l’attuale presidente del Senato ha già smentito in un interrogatorio davanti ai pm della capitale. Come pure un incontro tra lo stesso Paradiso e il deputato Pd Francesco Boccia. Non è escluso, quindi, che è su questi altri presunti sponsor che adesso i pm potentini vogliano capire qualcosa in più. Assieme a un ipotetico asse pro Capristro, disegnato sempre da Amara, tra il governo dell’epoca e l’Ilva.

«Ho sempre pensato che fosse dei servizi, se devo essere sincero». Spiega ancora Amara in un passaggio dell’interrogatorio di garanzia a proposito di Paradiso, della sue sorprendente rete di conoscenze e dei misteriosi incarichi che sommandosi al suo reddito di funzionario di polizia gli valevano introiti per «centinaia di migliaia di euro all’anno».

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