Stefano Graziano
3 minuti per la letturaCOSENZA – Il giorno dopo il ritiro di Maria Antonietta Ventura il Pd è nel caos più totale. Se fino a qualche giorno fa mancava la coalizione per il terremoto in atto nel M5s, adesso manca anche il candidato.
A 100 giorni dalle elezioni il Pd è rimasto praticamente in braghe di tela e senza nessuna prospettiva percepibile. Il commissario regionale, Stefano Graziano, ha convocato un webinar con gli eletti ma che si è risolto in un inutile sfogatoio, con i dirigenti locali inviperiti con Roma colpevole di aver smontato un progetto incentrato su Nicola Irto che, al di là del risultato elettorale, aveva un senso politico, anche di prospettiva.
Un progetto immolato sull’altare dell’inseguimento di quello che alla fine si è rivelato un vero e proprio fantasma, ovvero il M5s.
Adesso i maggiorenti del Pd sono alla spasmodica ricerca di un candidato. Irto non è più disposto a farsi fregare dai suoi compagni di partito. Il nome dello storico Enzo Ciconte è stato bruciato con un cinismo pazzesco. Indiscrezioni dicono che nelle ultime ore un sondaggio è stato fatto anche con il rettore dell’Unical, Nicola Leone, ma senza esito.
Il vero problema è la difficoltà a trovare qualcuno disposto a spendersi in una situazione che già all’inizio appariva in salita, ma ora, grazie alle strategie romane, rischia di essere davvero disperata.
In Calabria dirigenti, militanti e semplici iscritti del Pd sono in subbuglio ma abbaiano alla luna. Molti hanno già trovato riparo sotto le insegne di de Magistris che con scaltrezza continua a lanciare messaggi agli elettori di Pd e M5s, evitando accuratamente di parlare ai partiti. Un accordo organico con il Pd sarebbe per il sindaco di Napoli controproducente visto che farebbe venire meno il senso politico della sua candidatura, post-populista e chiaramente votata ad abbattere il vecchio in nome di un non meglio precisato nuovo.
In proposito a Roma su questa opzione pare si stia ragionando sul serio. L’idea è quella di scaricare tutta la vicenda sull’inaffidabilità dei calabresi, accusando loro di aver portato il partito in questa direzione e quindi di non presentare la lista con il simbolo del Pd, ma limitarsi a prestare candidati alle liste del tandem Falcone-de Magistris.
La prima ci ha detto però di non aver avuto nessun abboccamento con i dirigenti democrat ma di essere pronta ad accogliere chiunque sia stanco dei partiti autoreferenziali e voglia segnare discontinuità col passato. Certo per i vertici nazionali del partito non presentare la lista in una competizione regionale sarebbe una mazzata, visto che già hanno compiuto due errori politici: il primo quello di inseguire l’alleanza con il M5s, l’altro quello di imporre il nome della Ventura.
Qualcuno lo definisce l’effetto Crotone riferendosi alle amministrative della città pitagorica, un tempo Stalingrado del Sud, in cui i democrat non sono riusciti nemmeno a presentare una lista. Insomma la situazione è davvero drammatica al punto che il Pd, che in questi mesi non ha ritenuto necessario spiegarsi e rendersi appetibile all’elettorato calabrese, rischia davvero di annegare in una definitiva irrilevanza politica.
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