Elvia Gregorace e Leo Gullotta
4 minuti per la letturaL’attore a Catanzaro ha partecipato alla presentazione del libro a lui dedicato e scritto da Elvia Gregorace
CATANZARO – Leo Gullotta, ritratto di una persona perbene tra le pagine del libro che la giornalista e scrittrice catanzarese ma di stanza a Roma Elvia Gregorace gli ha dedicato. “Mr Gullotta, Leo – My Huge Pumpkin”, (Carratelli Editore) non è una biografia ma – costruito con un impianto originale – piuttosto l’incontro tra Leo e Elvia. Due mondi solo apparentemente lontani che si ritrovano, però, nei ricordi d’infanzia (e non solo) dell’autrice e nel quartiere San Giovanni, Re di Roma.
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«Questo libro è stato il mio “grande cocomero”, in un momento difficile in cui avevo bisogno di trovare un motivo per alzarmi la mattina. E Leo Gullotta è stato la zucca che si è trasformata in carrozza e mi ha trainato fuori da quella fase oscura», spiega la Gregorace.
Il libro è un itinerario costellato da interviste ai personaggi dello spettacolo che hanno accompagnato o incontrato Gullotta nel corso della sua carriera, da Giuseppe Tornatore a Pier Francesco Pingitore, da Pippo Franco a Ricky Tognazzi, passando per Fabrizio Frizzi. «Un libro che mi ha davvero intrattenuto. Un esercizio di pura poesia», lo ha definito Pietrangelo Buttafuoco, che ne ha steso la prefazione. L’idea del libro che «è insieme autobiografia, biografia, diario e romanzo -ha spiegato Gregorace – nasce da un incontro casuale con Leo Gullotta, che ammiravo fin da bambina, grazie a mio padre». E ieri a Palazzo De Nobili a Catanzaro ecco i protagonisti di questa storia su carta: Gullotta e Gregorace. Con loro il giornalista Sergio Dragone che ha cooordinato l’incontro e Tano Grasso, presidente della Fondazione antiracket e docente dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro nonchè amico dell’attore. Lui, Gullotta a Catanzaro si concede anche una visita al parco della Biodiversità.
Gullotta le è piaciuto il Parco?
«Bellissimo, un luogo dell’anima. Mi sono divertito a girarlo insieme ad Elvia e a Carratelli. Forse ci vogliono più indicazioni per scoprirlo e scoprire i vari artisti e le sculture che hanno lasciato. Intanto ci si sente per un attimo nel silenzio che è una cosa importantissima, nel piacere di vedere il verde e nel piacere di ritrovare e osservare degli animali anche se in gabbia… che insomma è pesantuccio per l’ animale, però l’osservazione è importante. Spero che le scuole lo frequentino continuamente per capire la vita e perché è anche un modo per rispettare la natura. Si vede anche l’ospedale e quindi è anche un modo per rispettare la salute».
Parlare di Gullotta, da dove si potrebbe cominciare? Proviamo a fare qualche nome. Il primo è Nanni Loy…
«L’intelligenza, la qualità, l’ironia, la preparazione professionale Alta, com’erano quei registi, quegli autori quegli sceneggiatori in quel periodo: gli anni Sessanta, Settanta, anche Ottanta…Un altro mondo, per dire. Non che oggi non siano arrivati i nuovi attori. Ci sono, bravi e anche giovani, ci sono nuovi registi … I produttori un po’ meno. Più che altro, mentre una volta si puntava sempre in alto sia nella qualità della scrittura sia nella regia teatrale o dei film, oggi è tutto abbassato, è una specie di supermercato: tutto superficiale, niente di approfondito».
Mastroianni, con cui ha fatto tra l’altro “A che punto è la notte”?
«Ah l’ eleganza, la semplicità…».
E Tornatore?
«Con lui c’è un intesa che dura da parecchi anni».
E Gullotta come si definisce?
«Un buon artigiano che evita i piedistalli. In questi 54 anni di professione ho incontrato persone bellissime e ho tenuto i piedi per terra. Certo il fatto che magari puoi essere noto e le persone si avvicino con simpatia e ti regalano la loro stima non può che fare sempre piacere. E devo dire che a tutt’oggi mi desta anche un certo stupore, nel senso positivo».
E allora che cos’è oggi per lei la meraviglia e l’incanto?
«L’incanto ma anche la rabbia nel vedere questa quantità di immagini che arrivano dalla Siria, da Aleppo, degli emigranti che arrivano qua da noi… queste faccette di bambini, questi occhi meravigliosi. Fa male al cuore, fa male anche alla mente. L’accoglienza appartiene al Sud, questo in generale lo sappiamo… Bisogna stare molto attenti oggi, bisogna cercare di capire le cose, di informarsi. Non si può avere un’idea soltanto perché la si legge su internet. Bisogna stare attenti a internet perché non tutto è verità. E bisogna uscire, stare insieme agli altri. Oggi si ha paura, invece, più si sta insieme meglio si può produrre… ».
Poi una sorta di invito-appello: «Non state chiusi in casa, uscite, osservate. Siate curiosi e lo dico soprattutto ai giovani».
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