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CERCO di trovare la posizione migliore per sistemarmi comodo in quella che per svariate ore sarà la mia casa. All’orizzonte la mia città, adagiata sulla pianura, indifferente. Chissà quante volte è stata abbandonata, tante, troppe volte tant’è che l’abitudine ne oscura la sofferenza. Come in un amore non corrisposto, quando due persone sono animate da desideri differenti, non c’è nulla che l’uno possa donare all’altro. La mia città non ha più nulla da offrirmi, l’ho voluta, desiderata, amata, ma purtroppo lei continua ad essere prigioniera dei proci. Lentamente ci si inizia a muovere e così i lunghi tratti dell’incontaminato paesaggio di questa terra scorrono come tanti piccoli fotogrammi di una pellicola, proprio come i singoli anni qui vissuti, tante esperienze, emozioni, gioie, sofferenze. Ogni posto, ogni luogo, ogni via ha una storia da raccontare e poi, e poi c’è lei in tutta la sua bellezza che per essere rievocata in tutta la sua interezza consuma tutto il nastro del film dei ricordi, sino alla sua conclusione. Arrivati. Davanti a me file parallele di persone sconosciute si spostano disordinatamente in direzioni opposte, un primo passo e mi confondo tra la folla. Ora lì fuori c’è un’altra città di cui forzatamente innamorarsi.

Pubblicato nell’edizione cartacea de Il Quotidiano della Calabria del 25 ottobre

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