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COSENZA – «Siamo nel pieno di un’emergenza sanitaria. In provincia di Cosenza la questione rifiuti ha ormai superato di molto e da tempo la soglia di tollerabilità. I nostri Comuni sono sommersi dall’immondizia, con tutto ciò che può derivarne in termini di salute pubblica, di inefficienza dei servizi e, non in ultimo, di decoro, dal momento che siamo alle soglie dell’arrivo dei flussi turistici più consistenti. E con l’aumento delle presenze, la situazione non può che peggiorare. L’assurdo di questa situazione è che i sindaci non hanno strumenti da attivare e che l’allarme è stato lanciato per tempo, perché soprattutto questa stagione turistica rappresenta per il nostro tessuto economico una preziosa opportunità di rilancio dopo i mesi più bui della pandemia. La Regione deve assolutamente fare la sua parte e fornire agli Ato e alle singole amministrazioni le soluzioni urgenti e necessarie per far fronte a questa situazione di grave allarme».
Lo afferma in una nota il senatore di Iv Ernesto Magorno, candidato alla presidenza della Regione che forse però in questo caso parlava più come sindaco di Diamante.
I mali del settore rifiuti vengono tutti da una legge, la n°14 del 2014, che affida agli Ato, e quindi ai sindaci che li compongono, la gestione del settore.
Una norma paradossale, dice il sindaco di Castrolibero Giovanni Greco per due motivi. Il primo: «E’ strano che la Regione chieda ai sindaci di fare quello che lei stessa non è riuscita a fare in vent’anni ovvero la realizzazione degli impianti pubblici. Il secondo motivo è che gli Ato non hanno personalità giuridica, non hanno uffici, non hanno capitale versato. A Cosenza, ad esempio, tutto il personale dell’Ato è composto da una sola persona, l’ingegner Veltri che è stato distaccato dal Comune di Cosenza. I Comuni – continua – come fanno a pagare i fornitori se incassano la Tari una volta l’anno e se l’evasione è così alta? Anche i pochi che hanno liquidità se dovessero effettuare anticipazioni di cassa, verrebbero immediatamente stigmatizzati dalla Corte dei Conti».
A tutto questo si aggiunge la difficoltà per la provincia di Cosenza di individuare un sito dove realizzare l’ecodistretto. Dopo vari tentativi i sindaci di Cosenza hanno alzato bandiera bianca e chiesto ad Oliverio di essere commissariati sul punto.
Oltre due anni fa venne incaricata della cosa la funzionaria del Dipartimento Ambiente Ida Cozza, segretaria particolare dell’assessore De Caprio, così come lo era stata del precedente assessore Antonella Rizzo. Dopo oltre due anni però ancora non si è riusciti ad individuare questo benedetto sito nonostante i fondi siano da tempo fermi in un cassetto della Regione. Il risultato è che le vecchie discariche pubbliche sono in esaurimento e anche gli operatori privati che trattano i rifiuti in assenza di discariche di servizio dove conferire gli scarti di lavorazione hanno le mani legate.
Una situazione simile a quasi tutte le Ato calabresi ad eccezione di quella di Catanzaro che è riuscita ad avere impianti propri. Per tutti gli altri l’unica cosa che resta da fare è portare i rifiuti calabresi fuori regione e questo non è neutro rispetto alle tariffe.
«Se adesso paghiamo 160/170 euro a tonnellata – spiega Greco – se dovessimo portare i rifiuti fuori le tariffe arriverebbero a 300/400 euro a tonnellata. Come facciamo noi sindaci a non ritoccare la Tari dei cittadini in presenza di aumenti di questa portata? Tutto questo rischia di creare ulteriori crisi finanziaria per i Municipi perchè è evidente che con l’aumentare della tariffa aumenta anche l’evasione. Penso che la prima cosa che dovrà fare il prossimo Governatore sarà mettere mano alla legge sugli Ato ma soprattutto dare concretamente una mano ai sindaci».
In attesa del prossimo Governatore c’è l’estate di mezzo e la Regione dovrebbe proprio dare segnali di vita.
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