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La storica rete di Marulla alla Salernitana

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“Na-po-li-ta-no, pallone per Marulla, attenzione Marulla…tiro gol… gol di Marulla, si è fatta trovare impreparata la retroguardia della Salernitana e Marulla ha trovato il tempo per battere a rete”….

Non era Napolitano, ma Aimo, in ogni caso risuonano ancora come fosse ieri le parole di Bruno Pizzul, che in quel 26 giugno 1991 commentava su Rai Uno una quasi anonima gara di Serie B, uno spareggio “mors tua vita mea” tra il Cosenza e la Salernitana, ritenuto così interessante dalla rete ammiraglia del servizio pubblico da mandarlo in diretta in un’epoca in cui il calcio delle pay tv era appena in embrione.

Già, sono passati 30 anni da quel gol che scosse una città, una provincia, ma anche un’intera regione, risvegliò il senso di appartenenza di un’intera tifoseria e legò per sempre il nome di Gigi Marulla alla storia del Cosenza Calcio.

Quel giorno, un caldissimo giorno d’estate che evocava un po’ le notti magiche di Schillaci vissute solo l’anno precedente,

Marulla divenne l’icona assoluta del calcio cosentino di tutti i tempi. E le parole successive di Bruno Pizzul furono il sigillo. Lo storico telecronista nazionalpopolare, come spesso accadeva, amava racchiudere tutto in parole evocative.

In quell’occasione disse “Battara…battuto”, parole che circa 700 chilometri più giù risuonarono come una sentenza, visto che si era già ai tempi supplementari e mancava davvero poco al triplice fischio. Chissà che ricordi avrà quel Battara, oggi responsabile della preparazione dei portieri della Nazionale di Mancini…

Non solo i ricordi televisivi, però. Un fiume in piena di tifosi rossoblù si riversò sul neutro di Pescara. Circa 5 mila partirono dalla città dei Bruzi e da tutta Italia per non mancare all’appuntamento con la vita.

Il Cosenza doveva salvarsi, in un’epoca in cui ogni altro discorso interessava davvero molto poco: era la maglia rossoblù che doveva essere preservata, era una storia a dover essere ancora custodita come un bene prezioso. E le stesse parole di Marulla, qualche anno dopo, diedero l’esatta dimensione della storicità e del “peso” di quel giorno.

“Il mio primo pensiero? Correre incontro ai tifosi – disse Gigi – gioire insieme a loro, il primo pensiero è stato questo. Scappare e andare sotto la curva… E sono stati cento metri, per me, che in allenamento non avevo mai fatto a quella velocità, e infatti sono arrivato là che ero morto, talmente era la voglia di arrivare da loro a festeggiare”.

Parole che oggi evocano emozioni profonde e favoriscono lacrime di nostalgia e di affetti che mancano ormai da troppo tempo. Sei anni fa Gigi salutò per sempre Cosenza e i suoi tifosi: non vinse nulla con il Cosenza, non fu promosso in nessuna categoria. Bastò quel gol, ma insieme a quel gol “impose” la sua signorilità, la sua correttezza, la sua lealtà, il suo attaccamento ad una città che non lo generò, ma che lo adottò come figlio prediletto.

Spesso migliore di altri suoi figli più diretti. Valori che oggi difficilmente tornano a calcare il “San Vito”, anzi il “San Vito-Marulla”…perché quel gol di Pescara fece la storia del Cosenza Calcio e la storia del Cosenza Calcio va sempre onorata…

“È il ricordo più bello che ho – disse Marulla in un’altra intervista – in quei momenti la sensazione fu quella di dover fare gol, di salvare la mia regione, la mia terra. Avevo tanta rabbia in corpo, tanta paura, perché se retrocedeva il Cosenza, retrocedeva un’intera regione, per cui su quella palla ho scaricato tutta la mia rabbia e quando ho visto la palla in rete ho provato una gioia immensa e difficile da gestire”.

Parole che espresse subito dopo il match. E poi, alla domanda su una stagione di sofferenze, aggiunse: “Sono due anni che si soffre, l’anno scorso abbiamo evitato lo spareggio, quest’anno ci siamo arrivati. Sinceramente è una sofferenza enorme, è una cosa disumana. Alla fine non si ha neanche la voglia di gioire e di festeggiare. E talmente tanto lo stress che sicuramente domani, risvegliandomi, l’unica felicità è quella di rivedere il Cosenza in B”.

Parole che mettono i brividi e fanno riflettere se rapportate ai tempi moderni: oltre ai tifosi rossoblù, oggi, chi mai riuscirebbe a provare ciò che provò Marulla quel giorno di 30 anni fa? Chi mai riporterà a Cosenza quel senso di appartenenza?

Sei lustri fa, quando i tifosi del Cosenza non avevano nulla, ma avevano il Cosenza e allora avevano tutto. E qualcuno ancora lo difendeva contro tutti e lo custodiva come un tesoro prezioso…

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