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L’appello del Quotidiano al ministro Bray continua a registrare adesioni.
Nello spazio del suo blog, “Tra cielo e mandarini”, Giuseppe Melillo scrive: «L’inondazione dei giorni scorsi ha contribuito ad aumentare il senso di fragilità di un territorio da tempo ormai sotto attacco dei petrolieri, dei cacciatori d’acqua e becchini di rifiuti. Tra questi temi che non riguardano direttamente il suo Dicastero – scrive rivolgendosi al ministro dei Beni culturali – ce n’è uno che invece dovrebbe stare nelle corde della sua attività. Le piogge e le conseguenze alluvionali hanno allagato i resti dell’antica Metapontum recando danni e umiliazione. Spero che ascolti i vari appelli che giungono da più parti e che chiedono un suo intervento tempestivo. Spero -prosegue – che ascolti i vari appellio che giungono da più parti e che chiedono un suo intervento tempestivo. Spero che non si aggiungano altre ferite ad una terra cicatrizzata. Spero che non si aggiunga anche il senso di abbandono, spero che non si aggiunga anche la consapevolezza di essere figli di un Dio minore e che lei faccia il Ministro della repubblica italiana».
Anche l’edizione di ieri del Sole 24 ore si occupa dei danni al patrimonio storico del Metapontino segnalandoli in un articolo di Damiano Laterza del titolo: “Sos Metaponto, la città di Ippaso sommersa della acque”.
«Dunque quel che resta di Metaponto, “terra tra due fiumi” (il Bradano e il Basento) – scrive Laterza – luogo “dannato” per volontà degli antichi romani che la rasero al suolo nel 280 a.C. per farle pagare l’alleanza con Pirro Re dell’Epiro, pare destinato a seguire il fatale karma dell’annegamento. Al pari del suo figlio più illustre, il matematico Ippaso (V sec a.C.), allievo di Pitagora e da Pitagora personalmente fatto annegare nelle acque dello Jonio, a causa della scoperta dei numeri irrazionali, che mettevano in dubbio le speculazioni del maestro. I capitelli dell’Agorà a stento affiorano, dalle sudice acque del fiume Bradano – conclude Laterza – creando effetti di luci e di specchi, che neanche a Venezia. Sarebbe quasi suggestiva, se non fosse dramma allo stato puro, questa inondazione».
Diventa, dunque, sempre più urgente l’intervento del Governo, a tutela di beni che non appartengono solo ad un territorio ma alla storia millenaria di due civiltà che in quelle terre si incontrarono, dando vita a straordinarie intuizioni sociali e scientifiche.
C’è, insomma, la necessità vitale, immediata, fondamentale di garantire difesa e attenzione a ciò che il passato ci ha consentito di mantenere in vita fino ad ora e che la furia della natura rischia di far scomparire per sempre.
L’unità di intenti che comunità, istituzioni, rappresentanti lucani nel Governo devono individuare e che deve giungere al ministro Bray, deve condurre ad un unico obiettivo: non lasciare che questo millenario patrimonio scompaia tra le acque e nel silenzio del Paese.
Lo scontro fra natura e storia non può diventare danno di una delle due, quella che in questo caso risulta essere la più debole. Il lavoro incredibile e ininterrotto di Vigili del Fuoco e tecnici che in queste ore continunano a dreanre acqua e riportano metro dopo metro quei monumenti alla luce, deve trovare valore nel recupero di quei siti. Un recupero completo, più bello, adatto a chi domani osservandoli penserà allo sforzo umano che ne ha fatto riemergere pezzo dopo pezzo.
La sfida da vincere, da domani, è quella e all’appello del Quotidiano della Basilicata al ministro Bray, ne siamo sicuri, si aggiungeranno tanti altri nomi.
a.ciervo@luedi.it
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