2 minuti per la lettura
BERNALDA – Si parla molto dei danni alle strade rurali, agli abitati ed alle aziende agricole, ma a Bernalda c’è un’altra emergenza gravissima, rimasta finora nell’ombra.
Parliamo di trenta aziende artigianali della zona Pip, completamente invase dall’ondata di fango e acqua, arrivata in alcuni casi a tre metri d’altezza. I danni sono ingenti, perchè l’acqua ha reso praticamente inutilizzabili gli atrezzi da lavoro, costringendo quasi tutte le attività a fermarsi per spalare il fango e fare la triste conta dei danni.
Tra le aziende maggiormente colpite c’è la ditta di autolinee “Chiruzzi” dell’ex sindaco Leonardo Chiruzzi, il quale non ha nascosto lo sconforto nel documentare i gravissimi danni subìti: «Ci sono almeno 22 pullman invasi da melma e acqua, poi ci sono le auto ed i mezzi turistici più piccoli. L’ondata è penetrata anche negli uffici e nell’officina meccanica, seminando distruzione ovunque ci fossero apparecchiature elettroni che, ormai inservibili. Abbiamo dovuto interrompere anche alcunu servizi pubblici, che oggi abbiamo ripreso solo grazie alla collaborazione delle aziende Nolè e De Angelis, che ci hanno prestato i mezzi. La nostra situazione è drammatica, anche perchè abbiamo dovuto provvedere privatamente a ripulire tutto, con danni accertati anche ai cancelli elettrici, completamente divelti ed al capannone, dove si vedono danni sia al tetto che al pavimento industriale, completamente sprofondato. La polizza assicurativa copre solo la struttura, non certo i mezzi; per questi, se si dovesse rendere necessario rifare il motore, saremo costretti a rottamarli».
Un autentico dramma, perchè la Statale Basentana, sopraelevata rispetto all’area artigianale, ha fatto praticamente da barriera all’ondata di piena, che si è sfogata tutta la zona Pip fino alla fine dove si trova il deposito di Chiruzzi.
Ma in quella zona sono state gravemente danneggiate anche altre attività economiche, tra falegnami, una fabbrichetta di assemblaggio, carrozzieri, officine meccaniche specializzate, autolavaggi. In molti punti è saltata anche la fogna, invadendo strade e fabbricati.
«Nonostante tutto -conclude Chiruzzi- noi non chiediamo nulla alla Regione, ma almeno un aiuto con le banche, affinchè ci aprano più agevolmente linee di credito per poter ripartire, anche perchè diversamente non riusciremmo proprio a rialzarci». C’è gente che ha pianto per la disperazione, senza contare che almeno trenta attività, con relativo indotto occupazionale, rischiano realmente il collasso. Quasi tutte non sono assicurate contro le calamità, in quanto nessuno avrebbe potuto mai immaginare che quella zona sarebbe stata così esposta a un’ondata di maltempo. Ora anche la zona Pip di Bernalda ha bisogno di aiuto.
a.corrado@luedi.it
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA