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Il sottosegretario Nesci in visita all'insediamento rupestre di Zungri

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VIBO VALENTIA – «In politica nulla è scontato», si lascia scappare il sottosegretario al Sud Dalila Nesci mentre si avvia a visitare l’insediamento rupestre degli “sbariati” di Zungri, in risposta al cronista che le fa notare come il suo laconico «abbiamo fiducia nelle decisioni di Conte» non aggiunga poi molto al dibattito sulle regionali in Calabria.

«Nulla è scontato». Un messaggio sibillino? Forse. L’esponente di governo non lo chiarisce e si attiene alla rigida consegna del silenzio che i pentastellati si sono imposti dopo l’annuncio della candidatura di coalizione per il decimo piano della Cittadella di Germaneto fatta dall’ex premier e dal segretario dem Letta.

Nessuna nota in pasto alla stampa. Nessun post sui social. Giornalisti liquidati al telefono con un secco “no comment”. Tanto che per strappare una breve battuta a quella che al momento è la massima rappresentate istituzionale della Calabria a Roma, è stato necessario raggiungerla sulla sommità del Monte Poro. Tra le grotte della Città di pietra scavata dai monaci basiliani (gli “sbandati” del toponimo) a cavallo dell’anno Mille.

Primo pomeriggio. Caldo africano, aria stagnante. In cielo una cappa caliginosa. Indecifrabile come gli umori che serpeggiano nel Movimento in questi giorni di bocche cucite. Un silenzio assordante, per molti osservatori. Che potrebbe tradire un certo malumore per la prassi e la scelta finale operate dal nuovo capo politico e dal suo alleato romano.

Maria Antonietta Ventura piace ai cinquestelle calabresi? È abbastanza società civile per i loro standard? Dalila Nesci preferisce non pronunciarsi né sul nome né sul profilo della candidata. «Aspettiamo – dice – di conoscere il progetto completo di Conte sul futuro del Movimento Cinque Stelle». Ogni valutazione, dunque, è rinviata a tempi migliori. Anche, a quanto pare, sulle questioni calabresi.

E dire che la Nesci sulle regionali ha battuto il ferro. Eccome. Proponendosi lei stessa nel ruolo di candidata alla presidenza prima di entrare nei ranghi del governo Draghi. Benedicendo l’alleanza Pd-5S a Napoli e auspicando lo «stesso entusiasmo» in Calabria.

E nel “partito di Conte” è stata tra i primi a puntare. Tanto da ispirare il think tank “Italia più 2050”, oggi guidato dal fratello Diego. Una golden share che, unita al suo attuale ruolo, a buon diritto le sarebbe valsa la possibilità di dire la sua nella partita delle regionali calabresi.

«Abbiamo dato tutti gli elementi al nostro ex presidente del Consiglio per chiudere la proposta politico-elettorale – risponde all’obiezione di cui sopra -. Ha fatto la sua scelta insieme a Letta, ci fidiamo quindi della loro visione, anche in prospettiva del nuovo Movimento che nascerà».

Questo è quanto. E sugli attuali rapporti con l’ex avvocato degli italiani, con un sorriso tradito dal movimento della mascherina, risponde: «Certo che sono ancora una convinta sostenitrice di Conte. Ho massima fiducia nella sua guida».

Sul resto mantiene la linea. «Apprezzo che tu sia venuto fin qui – confida davanti ad una salvifica bevanda ghiacciata al bergamotto -, ma non vado oltre. Non è il momento. Aspettiamo che Conte ci esponga il progetto». In politica, come detto, nulla è scontato.

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Stefano Mandarano

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