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CATANZARO – Avevano trovato il modo di mantenere gli affiliati ristretti in carcere a spese dei commercianti della zona. Ma, alla fine, in carcere ci sono finiti anche loro, boss e picciotto del temibile clan operante nel lametino. Si tratta del ventenne Gianluca Notarianni di 20 anni (che ha raggiunto dietro le sbarre il padre Aldo, la madre e il fratelli) e di Antonio Giampà, 41 anni.

Quei danneggiamenti ormai a cadenza regolare, seguiti da furti e perfino esplosioni, non potevano sfuggire ai poliziotti della Squadra Mobile di Catanzaro che, al comando di Rodolfo Ruperti, non stanno girando gli occhi neanche per un attimo dal territorio del lametino. Così alle prime luci di questa mattina le manette sono scattate ai polsi delle due persone, colpite da un ordine di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro, rappresentata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dal sostituto Elio Romano.

Uno degli arrestati è considerato il nuovo reggente della cosca Giampà. Le accuse sono associazione a delinquere di stampo mafioso e tentata estorsione ai danni di esercenti di Lamezia Terme, ai quali boss e picciotto avrebbero, in più occasioni, richiesto somme di denaro per conto degli affiliati, tutti in stato di detenzione, ad attività commerciali con sede nel lametino, minacciando i titolari delle stesse anche dell’utilizzo di ordigni esplosivi. Le richieste, puntualmente preannunciate da furti e danneggiamenti, servivano appunto per foraggiare i numerosi detenuti del clan arrestati nei mesi scorsi. “Tale pressione estorsiva, che si realizzava a carico dei titolari di attività commerciali o di loro fornitori, stava minando alla base la libera economia di quel centro, tanto che qualche vittima aveva deciso di recedere dalle attività commerciali in essere”, osservano dalla Questura.

Le richieste estorsive, alle quali erano seguite minacce esplicite di danneggiamenti all’attività commerciale, erano rivolte al titolare di un bar ma sono state estese, di recente, anche al titolare di una ditta di locazione di “slot machine” che riforniva l’esercizio pubblico. Da qui il nome dell’operazione. 

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