RIACE (RC) – Alle molte voci che, in queste ore, stanno esprimendo il dolore e lo sconforto per la tragedia di Lampedusa, non poteva non unirsi quella della comunità di Riace. I migranti del centro della Locride si sono raccolti nella Piazzetta Donna Rosa, luogo simbolo dell’accoglienza, della solidarietà e dell’integrazione, per pregare e ricordare i loro “fratelli” periti nell’ecatombe di Lampedusa. A poche ore dal drammatico naufragio del barcone carico di profughi, in prevalenza somali ed eritrei, vicino alla costa di Lampedusa, anche Riace esprime la propria solidarietà alle vittime e ai familiari di una strage la cui portata conta ben pochi precedenti nella storia recente. In testa al gruppo, il sindaco Domenico Lucano, con la fascia tricolore raccolta in mano, a significare il lutto. Accanto a lui, il parroco del paese, don Giovanni Coniglio, e il somalo Osman, l’anziano della comunità multietnica dimorante a Riace. E poi, rappresentanze di afgani, pakistani, egiziani, eritrei e somali.
Il silenzio viene rotto dalle parole del primo cittadino, che manifestando la propria commozione e dolore, dichiara di non potere sottacere “la rabbia per quanto è avvenuto, anche colpa della restrittività di certe norme”. Lo stesso chiama in causa la politica, quella nazionale ed europea, al fine di “intervenire per modificare tutte quelle leggi e regolamenti che rendono possibili questi drammatici episodi”. Il parroco ha rimarcato come “queste drammatiche vicende scuotono le coscienze di ognuno fin nel profondo. Il cordoglio però non basta”. Ha citato Papa Francesco e ha chiesto a tutti di unirsi nella preghiera nel ricordo delle centinaia di persone morte annegate e di tutte le altre che negli anni hanno avuto la stessa sorte.
Per tutti i migranti ha parlato Osman, che ha voluto sottolineare il perché tanta gente “scappa” dalla propria terra, “fugge dalla guerra e dalla miseria” e molte volte trova la morte. Dopo qualche altro intervento, sulla piazzetta nel cuore del piccolo borgo è sceso di nuovo il silenzio. Ragazze somale ed eritree lacrimano per tutto il tempo. Il sacerdote invita i rappresentanti di tutte le religioni ad una preghiera collettiva, gli ortodossi, i musulmani, i cristiani. C’è chi alza le braccia spalancate al cielo per invocare Allah. Alla fine tutti si prendono per mano e ancora pregano.
Gli ultimi ad rimanere davanti alla taverna Donna Rosa, sedute alle scalette, alcune ragazze africane. Non si danno pace, non parlano con nessuno, ma con i loro gesti fanno capire che la storia di tutta quella povera gente è rimasta priva di vita nelle acque del Mediterraneo, è molto simile a quella propria, a quella di migliaia di altre persone, che hanno rischiato e continuano a rischiare la propria vita in questi “viaggi della speranza”, che spesso, alla fine, divengono “viaggi della morte”. E domani, proprio a Riace, arrivano tredici migranti superstiti dell’altro naufragio, avvenuto nei giorni scorsi a Scicli, in cui morirono annegati tredici giovani profughi. Ne dà notizia al sindaco Lucano, una nota del ministero dell’Interno, giunta in queste ore.
A CROTONE TUTTI IN CORTEO. Un centinaio di immigrati, ospiti del Centro richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto, hanno sfilato in corteo stasera nel centro di Crotone, muniti di fiaccole, per ricordare le vittime del naufragio di Lampedusa. “Nel nostro cuore – ha detto un giovane eritreo – c’è dolore. Il nostro cuore non ce la fa: piangono le madri per i figli, i figli per le madri, le sorelle per i fratelli. Noi siamo qui per dare un messaggio di libertà e speranza”.
Davanti al Duomo, gli immigrati, insieme ad un gruppo di cittadini di Crotone, hanno pregato in lacrime, “perchè – ha detto un mediatore culturale – siamo tutti figli di Dio, bianchi e neri”. Insieme a loro, a pregare, c’erano anche il parroco di Isola Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio, e quello della Basilica Cattedrale, don Ezio Limina, insieme ad alcune religiose.
E anche la Giunta regionale della Calabria che si è riunitasotto la presidenza della Vicepresidente Antonella Stasi, con l’assistenza del Dirigente generale Francesco Zoccali, in apertura dei lavori, su proposta della vicepresidente Stasi, ha osservato un minuto di raccoglimento per le vittime di Lampedusa.