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POTENZA – Con l’ok della giunta regionale il gas comincerà ad arrivare subito. Ma se in futuro qualcuno dovesse ostacolare i programmi di Eni, inclusa anche la trattativa per un nuovo accordo con la Regione sull’aumento delle estrazioni, allora i rubinetti verranno chiusi. E saranno i responsabili a doversela vedere con la delusione degli abitanti della Val d’Agri.
Memorandum o non memorandum, nuovo fondo sì o nuovo fondo no, inteso quello per le infrastrutture e il lavoro anche nei territori vicini, per i comuni petroliferi lucani sembra proprio che non sia destinato a cambiare nulla. Almeno quanto ai 5 milioni di euro di nuove “compensazioni” previsti dall’accordo sottoscritto agli inizi del mese tra il sindaco di Viggiano, Giuseppe Alberti, il consigliere nonché ex senatore Pd Rumualdo Coviello e i vertici della compagnia del cane a sei zampe (vedi foto).
E’ quanto emerge dal testo che è stato già sottoscritto dal Comitato paritetico composto da due dei più stretti collaboratori dell’attuale presidente della giunta Regionale Vito De Filippo (Angelo Rinaldi e Pasquale Briamonte) e da Eni/Shell il 12 settembre. Stessa data, per una diabolica coincidenza, anche del decreto interministeriale che ha istituito il fondo per le infrastrutture e il lavoro, pensato dal presidente della Regione Vito De Filippo e dall’ex sottosegretario azzurro Guido Viceconte, per raccogliere una quota delle «maggiori entrate fiscali» provenienti proprio dall’aumento delle estrazioni in Val d’Agri.
Lunedì i contenuti del patto sul gas gratis sono stati esposti a Viggiano dal sindaco in consiglio comunale, mentre il giorno dopo in una sala del parlamentino di via Verrastro è stato il turno di Coviello con i membri dell’associazione ex consiglieri e parlamentari della Basilicata che alla fine hanno proposto «una riflessione a tutte le forze politiche della regione affinché si sviluppi un dialogo costruttivo e approfondito sul tema del patrimonio di risorse fossili possedute e si determini una programmazione coerente alle stesse per rispondere alle esigenze di sviluppo e di occupazione che sono oramai improcrastinabili».
In realtà non si tratta di un accordo vero e proprio ma di «linee guida per la redazione e sottoscrizione di un disciplinare per la fornitura di gas naturale tra Regione Basilicata, Comune di Viggiano, Eni spa e Shell Italia E&P spa». Quindi in sostanza contiene tutti i termini della questione ma rinvia per gli aspetti più tecnici a un disciplinare da stilare dopo la costituzione («quanto prima») di un tavolo di concertazione con tutti i rappresentanti delle parti.
Le premesse rimandano al protocollo d’intenti firmato da Regione ed Eni nel ‘98, che prevedeva l’estrazione di 104mila barili al giorno. Poi si parla delle autorizzazioni per la realizzazione della quinta linea del Centro oli di Viggiano che dovrebbe aumentare di un milione di metri cubi la capacità produttiva giornaliera di gas. Ma definendo le «Attività» di Eni e Shell in Val d’Agri viene spiegato che le due compagnie «intendono perseguire programmi di investimento nel territorio lucano che prevedano la produzione di greggio e gas naturale con una possibile successiva fase di sviluppo sostenibile del giacimento da definire con la Regione Basilicata». Insomma l’una cosa e l’altra. I programmi in essere e quelli futuri. E non è finita.
I firmatari infatti riconoscono che «con riferimento alle Attività, la Regione, Eni e Shell stanno verificando il percorso amministrativo per definire un accordo integrativo» che di seguito è indicato con la maiuscola («Accordo integrativo»). Accordo che «dovrà prevedere, tra l’altro, la messa a disposizione della Regione di un certo quantitativo di gas naturale proveniente dalla produzione addizionale del giacimento Val d’Agri derivante dalle Attività per consentire la riduzione del costo del gas per le utenze finali presenti sul territorio».
Chi ha seguito con attenzione le dichiarazioni in tema di petrolio e affini persino durante le primarie per scegliere il candidato governatore del centrosinistra avrà notato l’eco di tante parole sulla bolletta energetica da abbassare che sono state recitate da entrambi i contendenti. Segno di quanto possa essere sentito il tema, anche in termini di ricadute occupazionali attese dalle produzioni che potrebbero essere attratte sul territorio da condizioni “operative” di questo tipo. Altrimenti non si spiegherebbe nemmeno l’attivismo proprio in questo senso dei comuni della Val d’Agri.
Le successive linee guida fissano quindi in 45mila metri cubi al giorno la “Contribuzione in natura”, ossia la quota di gas «da destinare al territorio del comune di Viggiano e degli altri comuni interessati dalle Attività». Dopodiché – a scanso di ogni equivoco – Regione, Eni e Shell «si danno reciprocamente atto che il quantitativo di gas naturale di cui alla Contribuzione in Natura è da considerarsi parte di quello oggetto dell’ipotesi di Accordo integrativo la cui definizione non sospenderà la fornitura».
Per capirsi, l’erogazione comincerà non appena sarà approvato il disciplinare e i comuni saranno pronti a ricevere il gas estratto assieme al petrolio grezzo e separato in un secondo momento all’interno del Centro oli. Se poi venisse sottoscritto l’«Accordo integrativo» sulla «produzione addizionale» di petrolio dal giacimento «la durata della Contribuzione in natura sarà adeguata a quella superiore prevista» dallo stesso accordo. In caso contrario resterà di 5 anni, prorogabili soltanto all’esito di un nuovo tavolo con la Regione da convocare per discutere della questione.
Infine, appena prima delle conclusioni, c’è la clausola del “rubinetto”, che prevede che «la Contribuzione in natura e le obbligazioni a carico di Eni e Shell (…) siano immediatamente sospese qualora ostacoli di natura amministrativa che esulino dalle disposizioni legislative o regolamentari vigenti al momento dell’approvazione del presente documento in sede di Comitato paritetico, e/o legislativa e/o giudiziale, o fatti comunque non imputabili a Eni e Shell dovessero provocare una significativa interruzione delle Attività». Un “no” della Regione alla richiesta di aumentare la produzione fino a 129mila barili al giorno può essere considerata «una significativa interruzione» delle attività delle due compagnie in Val d’Agri? Stando alla definizione delle «Attività» con la maiuscola sembrerebbe di sì, dato che è inclusa la rincorsa a «una possibile successiva fase di sviluppo sostenibile del giacimento». Ed è chiaro che anche di fronte a ciò Eni e Shell non andranno dai comuni della Val d’Agri a chiedere indietro il gas già erogato. Piuttosto chiuderanno il rubinetto, ma non prima di aver messo nella stessa stanza la Regione con i valligiani costretti a rinunciare a un taglio sulla bolletta stimato attorno al 30% sulle utenze domestiche e alle occasioni di lavoro offerte dalle aziende attratte dal gas superscontato di Viggiano e dintorni.
A quel punto sarà inutile farsi illusioni su dove penderanno le decisioni, specie se dovesse esserci – come adesso – una campagna elettorale all’orizzonte. Con o senza i soldi del fondo “Memorandum”, i tanti che erano attesi e i pochi che sono stati concessi.
l.amato@luedi.it
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