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«UN confronto a tutto campo in relazione all’utilizzo delle risorse ex articolo 16 per interventi strategici e tutela ambientale, razionalizzazione delle diverse voci legate alle royalties  da finalizzare allo sviluppo e alla coesione sociale, investimenti da parte dei grandi player, Eni e Total in testa, per la creazione diretta di lavoro in particolare nel settore manifatturiero».

E’ quello che spiegano di aver chiesto al Ministero dello sviluppo economico in una nota congiunta diffusa subito dopo i primi lanci di agenzia sull’approvazione del decreto sul fondo “Memorandum” le organizzazioni sindacali e datoriali della Basilicata: Cgil, Cisl, Uil, Confindustria Basilicata, Alleanza delle Cooperative, Confartigianato, Confapi Potenza, Confapi Matera, Confcommercio, Unci, Cna, Cia, Confesercenti, Confagricoltura, Casartigiani, Copagri.

«Un confronto a tutto campo – spiegano – perché a fronte del contributo che la Basilicata dà al sistema Paese, è ora di mettere in campo un progetto concreto e complessivo che ripaghi in termini di  nuova occupazione  e benessere per i nostri territori».

Si è mostrato invece dubbioso sui reali contenuti del decreto il consigliere regionale Idv Antonio Autilio, per cui «è ancora presto per dire se la firma avvenuta oggi del decreto dei Ministri dello sviluppo economico e dell’economia che istituisce il fondo per il finanziamento di progetti locali mirati allo sviluppo delle infrastrutture e dell’occupazione nei territori interessati da attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi segna una svolta nella ‘storia’ del petrolio lucano».

«Per ora – aggiunge Autilio – ci limitiamo a considerarlo un primo passo e siamo in attesa della quantificazione della percentuale che nel decreto oscilla tra il 30% al 15% delle entrate fiscali. La determinazione della percentuale, naturalmente, avrà una sua influenza nel giudizio complessivo. La strategia messa in campo negli ultimi anni dalla Regione non deve modificarsi in nulla per affrontare a 360 gradi la questione relativa alla gestione degli idrocarburi, dell’impatto sul territorio e la salute dei cittadini, l’economia, l’occupazione, il modello di sviluppo eco-compatibile al quale guardiamo».

Perciò rilancia la sua proposta di legge sulla riformulazione delle royalties: «La Basilicata ha infatti bisogno di nuove risorse finanziarie per i programmi di sviluppo eco-sostenibile, per rinnovare il contributo responsabile all’approvvigionamento energetico del Paese, per attuale politiche di coesione sociale indispensabili ad arginare il crescente stato di disagio sociale, segnato dall’indice più alto in Italia di famiglie che vivono sulla soglia di povertà, la fuga dei cervelli e lo spopolamento dei centri minori e di montagna».

Infine è molto dura la presa di posizione degli ambientalisti dell’Ola che denunciano da una parte «la montagna del Memorandum» che ha partorito «il topolino dei ricatti», e dall’altra Confindustria e sindacati che «chiedono di trivellare la Basilicata» per quanto affermato nella loro nota congiunta.

Per l’Organizzazione lucana ambientalista infatti «la firma del decreto ministeriale  mette in risalto, tutta la sua drammaticità, il vero significato del Memorandum lucano. Quello che consentirà il raddoppio delle estrazioni petrolifere non solo nelle valli del Sauro e dell’Agri ma nell’intera Basilicata (gli obiettivi dichiarati dal Mise sono quelli di estrarre dal 7 al 14%)… Infatti, i “sensibili vantaggi – economici e sociali – soprattutto per il Mezzogiorno, in particolare per la Basilicata”, come propagandato perentoriamente da fonti ufficiali della Regione Basilicata, in realtà non passerebbero per l’attuazione dei programmi petroliferi già autorizzati, bensì sarebbero assolutamente vincolati alle autorizzazioni ed allo sviluppo di nuovi permessi di ricerca e concessioni».

«Una nuova spada di Damocle dunque – denuncia la Ola – appesa sulla testa dei lucani e dell’intero territorio della Basilicata che in questo modo si rende totalmente disponibile alle compagnie petrolifere già attive con progetti di ampliamento ed a quelle che arriveranno con nuove istanze di permessi di ricerca».

l.amato@luedi.it

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