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Altri due magistrati milanesi nel mirino della giustizia. Dopo Paolo Storari, questa volta tocca a Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro.
I due pm milanesi sono indagati dalla Procura di Brescia con l’ipotesi di rifiuto d’atti d’ufficio in relazione al processo Eni/Shell-Nigeria di cui ieri il Tribunale ha depositato le motivazioni dell’assoluzione di tutti gli imputati.
Cioè, secondo i loro colleghi, avrebbero volutamente evitato di considerare delle prove che scagionavano gli accusati. Un’ipotesi pesante perché mette in cattiva luce tutta la mega inchiesta sulle presunte tangenti di Eni in Nigeria, un processo su cui la Procura di Milano aveva puntato molto, ma che appunto si è risolto con una sfilza di assoluzioni.
E mentre il tribunale sanciva la sconfitta dei pm milanesi, ecco arrivare anche la notizia dei due magistrati indagati dai colleghi di Brescia.
L’iscrizione risalirebbe a una decina di giorni fa dopo l’interrogatorio del pm Paolo Storari, pure lui indagato a Brescia per il caso dei verbali dell’avvocato Amara e i contrasti con i vertici del suo ufficio.
Un gran brutto momento per la giustizia milanese, già scossa di recente dalle rilevazioni su una presunta congrega segreta di magistrati chiamata “Loggia Ungheria”. E dallo scandalo del fascicolo che sarebbe passato dalle mani del pm Storari a quelle di Piercamillo Davigo che nelle scorse settimane ha provato l’imbarazzante ruolo di chi distingue tra un fascicolo ufficiale e un file word.
Lo stesso atteggiamento che di solito hanno avuto molti imputati negli anni d’oro della magistratura e veniva stigmatizzato dalla stampa. Un’inversione dei ruoli che è sistemica: se negli ultimi vent’anni è stata la magistratura a evidenziare e combattere ogni stortura degli altri poteri dello Stato, ora si trova nello scomodo ruolo di protagonista della crisi.
E, come dice un avvocato di lungo corso del Tribunale di Milano, “non è un bene per la democrazia che la reputazione della magistratura sia così svilita”.
Ma le ultime inchieste e rivelazioni hanno dipinto anche il mondo dei magistrati come un insieme di correnti e fazioni politiche che si combattono senza esclusione di colpi per la spartizione del potere. Un quadro finora riservato solo ai politici.
E secondo alcuni il caos in cui versa la Procura di Milano è dato proprio da una serie di cambiamenti in corso: diversi componenti della squadra del procuratore capo Francesco Greco sono in partenza per la Procura europea. E già a livello di organico sarebbe un problema perché si tratta della squadra più esperta in reati finanziari. Inoltre nello stesso tempo lo stesso Greco sta andando in pensione.
E questo apre una corsa per una delle poltrone di potere più ambite d’Italia. E c’è un altro dato essenziale in questa complessa matematica del potere: questa volta il procuratore capo di Milano non sarà di sinistra. Dopo gli ultimi due in particolare, Bruti Liberati e Greco, sarebbe un vero cambio di musica.
Secondo i maligni la vicinanza dell’attuale Procura agli ambienti di sinistra come l’Amministrazione Sala ha favorito i buoni rapporti tra potere politico e potere giudiziario. Al punto che il capo dei vigili di Milano sarebbe stato preso dagli uffici investigativi del Tribunale proprio su sollecitazione dei vertici della magistratura milanese.
Una ricostruzione contestata dal Comune che ha annunciato cause legali, ma anche questo genere di procedimento potrebbe prendere tutta un’altra strada con un diverso capo della Procura.
Per ora sembra che i nomi di cui si parla sono quelli di Nicola Grattieri, procuratore di Catanzaro, Giovanni Melillo, già procuratore aggiunto di Napoli, e il più giovane Giuseppe Amato, attuale procuratore di Trento.
Improbabile la successione interna con Alberto Nobili al posto di Greco perché il clan Boccassini è in discesa. Né sembra molto papabile il nome di Grattieri perché non sembra gradito agli stessi magistrati in servizio.
L’unica opzione che pare valida sarebbe Melillo, ma sulle nomine lo stesso Csm messo duramente in crisi negli ultimi mesi va cauto.
Per Milano sarebbe una notizia perché a quel punto sia la Prefettura che la Procura di Milano sarebbero guidati da un uomo del Sud. E visto l’apprezzato lavoro di Renato Saccone come Prefetto, potrebbe essere l’inizio di una sinergia interessante per la terra amministrata dai leghisti.
In fondo Milano è composta in gran parte di persone che ci si sono trasferite. Persino il presidente dello storico Asilo Mariuccia è pugliese.
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