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POTENZA – «Non è stata tolta nessuna opportunità ai giovani medici lucani che aspirano a un contratto di specializzazione. Salvo ammettere che quando la Regione li finanziava i concorsi venivano manipolati».
Rincara la dose il presidente dell’Ordine dei medici di Potenza dopo le denunce degli anni scorsi e la marcia indietro di via Verrastro sulle borse di studio per i “figli di” finite al centro dello scandalo e di un’inchiesta della procura del capoluogo.
Enrico Mazzeo è stato l’autore della mail riservata inviata a maggio dell’anno scorso alla mailing list dell’Ordine – e girata in redazione da un “amico” del Quotidiano – che ha portato a galla il caso.
Da allora il Ministero dell’istruzione ha deciso di intervenire e ha introdotto un concorso unico nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione al posto dei tanti che si sono svolti fino all’anno scorso, con un puntuale strascico di polemiche e sospetti sulla loro correttezza.
«Sono contento che non hanno continuato a fare queste cose». Spiega Mazzeo a proposito delle delibere con cui venivano finanziati i contratti di specializzazione aggiuntiva a spese della Regione Basilicata, di cui quest’anno si sono perse le tracce.
«Quanto accaduto in Basilicata è stato senza dubbio qualcosa di discutibile da un punto di vista morale, e dal punto di vista penale lo deciderà la magistratura».
L’ex consigliere regionale ribadisce le sue critiche a quei provvedimenti che solo nel 2013 hanno distribuito 20 borse di studio da quasi 130mila euro cadauna tra specializzazioni e atenei di mezza Italia per un costo di oltre 2 milioni e mezzo di euro.
«Non è stato mai svolto uno studio a monte sul reale fabbisogno di specializzati delle aziende sanitarie lucane, che per legge è il presupposto per finanziare dei contratti di formazione aggiuntivi a quelli a carico del Ministero. Non è mai stata data la giusta diffusione ai bandi con cui sono state finanziati atenei e specializzazioni come invece hanno fatto delle altre regioni. Inoltre non si capisce perché siano state fatte delle singole convenzioni di tirocinio con università sparse in tutta Italia per delle singole specializzazioni, quando sarebbe stato più logico farne una sola onnicomprensiva con un ateneo vicino».
A partire dall’inchiesta del Quotidiano sulla “figliopoli transuniversitaria” è stata avviata anche un’indagine dei militari dell’aliquota di polizia giudiziaria dei carabinieri di Potenza, per cui a luglio dell’anno scorso sono state acquisite le delibere della vecchia giunta regionale sui contratti finanziati, per cui gli investigatori hanno ipotizzato il reato di abuso d’ufficio: i 20 del 2013 e i 12 del 2012, del costo di circa 128mila euro ognuno, per un esborso totale di oltre 4 milioni di euro.
Inoltre negli ultimi mesi sono stati raccolti anche gli atti delle selezioni effettuate negli atenei di mezz’Italia destinatari dei fondi stanziati da via Verrastro.
A destare più di qualche sospetto è stato il numero di giovani medici lucani risultati vincitori nelle graduatorie di accesso ai corsi “sponsorizzati”: 7 su 12 nel 2012, 6 dei quali piazzati proprio in coda, in corrispondenza dei posti garantiti dai contratti «aggiuntivi».
Se si considera che non esistono quote riservate ai candidati che provengono dalle regioni “finanziatrici” il dato, confermato anche l’anno successivo, appare ancora più improbabile, a causa della concorrenza in numero preponderante di giovani medici campani, laziali, lombardi, pugliesi eccetera.
Poi c’è il pedigree politico-sanitario di alcuni dei vincitori. Come la figlia dell’ex presidente del consiglio regionale, nonché primario del San Carlo di Potenza, Domenico Maroscia. O quella del primario del Madonna delle Grazie di Matera Luciano Corazza. O ancora quella dell’ex direttore sanitario del Crob di Rionero Giovanni Corrado. Più il figlio del compianto militante di Palazzo San Gervasio a cui è stata appena intitolata la locale sezione del Pd; e la simpatizzante dell’assessore di Lauria. L’unico distinguo andrebbe fatto per il figlio del sindaco di Pisticci Vito Di Trani, sempre Pd, che si è piazzato al primo posto della graduatoria diEndocrinologia dell’Università di Bari, dove avrebbe potuto beneficiare comunque di una delle borse ministeriali.
A riprova dei cattivi pensieri c’è il dato che a distanza di 12 mesi quelle graduatorie “vincenti” senza i soldini piovuti da via Verrastro non hanno premiato nemmeno un giovano lucano.
Quanto al 2013, invece, non è passata inosservata la coincidenza tra le borse aggiuntive finanziate a radiodiagnostica a Foggia e i freschi specializzandi lucani. Per non parlare della “profezia” di un giovane camice bianco “senza speranza” che aveva annunciato al Quotidiano che tra i vincitori ci sarebbero stati due candidati che prestavano servizio come volontari al Crob di Rionero, ed è riuscito ad anticipare persino la convenzione stipulata 4 mesi dopo, nonostante l’esplosione del caso, proprio tra il Crob di Rionero e l’università di Foggia. Oggetto: il tirocinio di un numero di specializzandi in radiodiagnostica nel centro di ricerca lucano. Un mezzo che consente ai due volontari di tornare “a casa”.
Nel bando per l’ammissione alle scuole di specializzazione in medicina 2013/2014 del Ministero per l’istruzione pubblicato nei giorni scorsi sono 5mila i contratti finanziati dal Governo, da sommare ai 471 «aggiuntivi» delle regioni, tra cui non compare più la Basilicata.
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