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NON  è stato un incontro interlocutorio ma ha posto paletti molto chiari che saranno un ottimo punto di partenza per i prossimi incontri.

Il caso Natuzzi, tornato ancora una volta al Mise, è stato affrontato ieri alla luce del termine della mobilità per 1726 operai, prevista il 15 ottobre.

Paolo Acciai, segretario nazionale della Filca Cisl, presente all’incontro, spiega: «Abbiamo modificato il calendario che era stato impostato nel precedente incontri. Abbiamo fissato altre due riunioni, in sede ristretta, il 24 e 25 settembre e quella plenaria alla presenza del Sottosegretario, presumibilmente il 3 ottobre. In quell’occasione  dovrà già essere stata stilata – prosegue – una bozza di accordo che possa dare soluzione a questi esuberi. Oggi (ieri, ndr.) l’azienda ha presentato un progetto per lo sviluppo in Italia che cerca  di individuare soluzione per re inserire nel lavoro questi lavoratori. Abbiamo due soluzioni a disposizione: secondo quella realista  e che si può applicare subito applicando il 13 ottobre, proseguendo la procedura di mobilità, anche se c’è il mancato accordo. L’azienda lo ha definito patto per il lavoro.

L’altra soluzione – prosegue – è quella di individuare tutti insieme ipotesi con la garanzia del ministero come istituzione che impegna l’azienda a rispettare ciò che afferma al tavolo, per procedere ad un ricollocamento la maggior parte dei lavoratori. Dal prossimo incontro Natuzzi dovrà dirci quali sono i numeri compresi nella soluzione e da lì comprenderemo su cosa dovremo discutere. Non dobbiamo dimenticare, poi, ciò che la  Regione Basilicata e la Puglia riusciranno a fare nell’attrarre nuovi investimenti in seguito all’accordo di programma».

Il valore di questi passaggi sta nella decisione del ministero di convocare al prossimo incontro anche i rappresentanti delle due istituzioni.

«A tutti è stato chiesto – precisa Acciai – di  interrompere la filosofia e mettere in atto la pratica. Le Regioni hanno fatto bandi? Ci sono manifestazioni di interesse per avviare aziende?».

Il progetto Chiasso, come ha illustrato Acciai, che è diventato esempio di investimenti, è stato addirittura fermato per l’alto numero di richieste registrato.

«Capisco che Puglia e Basilicata non sono Chiasso, che non ci sono amministratori che hanno pubblicizzato gli investimenti anche perchè in quella zona ci sono strumenti che facilitano, ma dobbiamo smettered di piangerci addosso. D’altronde oltrre 100 milioni di euro  dell’accordo di programma ci sono. La Regione, però, non ha ancora proceduto a fare i bandi».

a.ciervo@luedi.it

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