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CERISANO – Sarà l’evento centrale del Festival delle Serre, il 6 settembre all’Arena Concerti del Palazzo Sersale di Cerisano: “Confusione”, il tributo a Lucio Battisti, messo in scena dalla Brunori Sas e da un lotto di valenti cantautori: Antonio Di Martino, Nicolò Carnesi, Roberto Angelini, Alessandro Fiori (già cantante dei Mariposa), I Gatti Mezzi, Appino (degli Zen Circus). Piccola curiosità: tutti gli artisti erano ben lungi dal venire al mondo quando nel 1972 uscì “Il mio canto libero”, l’LP che conteneva il singolo “Confusione”. Abbiamo fatto una chiacchierata con i due animatori dell’evento: Dario Brunori e Mirko Onofrio, sassofonista e arrangiatore.

Come è nata l’idea di un omaggio a Battisti? 
Brunori: «L’idea era quella di un ponte fra le produzioni più “alternative” del Battisti anni ‘70 e la nuova scena cantautorale italiana. “Anima latina”, capolavoro del 1974, sembra esser disco di riferimento per molti artisti indipendenti odierni. Da lì è nato un primo spettacolo in Toscana, e adesso arriva quello di Cerisano». 
Onofrio: «Certa musica ha un valore circoscritto al periodo in cui è in voga, dopo di che diventa datata e dimenticata. Altra invece no, fa goal dritto nella porta della Storia una volta per sempre. Attraversa indisturbata decenni e generazioni senza perdere senso. Nutro per Battisti una vera e propria forma di venerazione». 
Cosa ha rappresentato Battisti per le generazioni di musicisti che sono cresciuti ascoltandolo? 
Brunori: «Per me rappresenta il miglior connubio fra ricerca, sperimentazione, curiosità artistica e appeal pop. Come si possa ottenere un successo strepitoso e non farsene ingabbiare, rimanendo focalizzato sul proprio percorso, senza cullarsi sugli allori e sulla via ripetizione di se stessi. Una sete di novità e ricerca senza eguali in Italia, se non forse Franco Battiato». 
Cosa c’è in lui di così duraturo, cosa ha da dirci ancora? 
Brunori: «Ha una vocalità unica, ritmo, vitalità, pathos. E melodie che ti si stampano nel cervello». 
Onofrio: «Battisti è anticipatore del cosiddetto “indie”, intendendo una sana attitudine “individualista” prima che “indipendente”. Ha prima assecondato il gusto comune di concepire la canzone per poi intraprendere un percorso di varie fasi, raramente banali». 
Come è organizzato l’apporto degli ospiti? Quali brani eseguirete? 
Brunori: «Una band fissa accompagna tutti gli interventi, con i ragazzi che suonano con me: Massimo Palermo (batteria), Dario Della Rossa (tastiere e synth), Stefano Amato (basso e violoncello) e Mirko Onofrio. Ogni artista propone due o tre brani scelti da lui e alla fine ci scapperà un brano corale, tutti sul palco a fare festa al ritmo di samba». 
Onofrio: «Qualche titolo? “Anima Latina”, “Il veliero”, “Due Mondi”, “Sognando e risognando”, “Gli uomini celesti”, “Il tempo di morire”, “Dio mio no”, “Insieme a te sto bene”, “Se la mia pelle vuoi”, “Anche per te”, “Anna”…»  
Com’è stato lavorare sugli arrangiamenti? 
Onofrio: «Abbiamo rispettato la riconoscibilità delle canzoni senza rinunciare a riletture, sottraendo o aggiungendo, con elementi di novità non estranei al brano, ma parafrasi di spunti già presenti. A volte il risultato si avvicina a certo minimalismo elettronico anni 80 (useremo sintetizzatori e batterie elettroniche). Il lavoro è stato condotto su materiale altamente interiorizzato, lavorato dal di dentro».
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