2 minuti per la lettura
COSENZA – Covid o no la Calabria sprofonda per qualità. Gli ultimi dati sul monitoraggio del Livelli essenziali di assistenza sono da allarme rosso. Le cifre consolidate sono riferite al 2019, ultimo anno fuori dalla pandemia. A certificarli è la Corte dei conti nel rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica.
I numeri sono impietosi e relegano di nuovo la Calabria all’ultimo posto nella classifica nazionale. Il punteggio raggiunto dalla Calabria nel 2019 è 125. Un dato terribile dopo che nel 2018 si era riusciti per la prima volta in otto anni a raggiungere e superare di due punti la soglia di adempienza fissata a 160 All’interno di queste fredde cifre viene raccolto l’intero “sistema sanità” calabrese, le attività svolte negli ospedali e sul territorio ma soprattutto la loro “qualità”.
Nel 2019 le cose sono andate molto male: la percentuale ricoveri fuori regione sul totale dei ricoveri è stata molto alta, pari al 19,6% dei ricoveri totali. Anche il sistema dell’emergenza-urgenza ha i suoi punti deboli: in media sono passati 22 minuti tra la chiamata e l’arrivo dei mezzi di soccorso, molto bassi ancora i dati sugli screening oncologici mentre resta ancora troppo alta la percentuale di parti cesarei in strutture con meno di 1000 parti all’anno (29,6%). Dato che non migliora neanche nelle grandi strutture (25,9%).
Un altro indicatore limite è quello che riguarda i pazienti con frattura al collo del femore operati entro due giorni. In Calabria il dato si ferma ad un bassissimo 35,5%. Altro aspetto quello riguardante l’assistenza territoriale ad anziani e disabili. Anche in questo caso la Calabria sconta una generica carenza di posti in strutture residenziali e semiresidenziali.
A chiudere il tutto è la mobilità passiva al 19,6% «da correlare – si legge nel rapporto della Corte dei conti – alla scarsa qualità delle erogazioni prestate». Le cifre comunque, viste anche le previsioni dell’Agenas anticipate dal Quotidiano pochi mesi fa, sono in ulteriore peggioramento se si guarda al 2020.
L’attacco del Covid alla sanità calabrese infatti ha letteralmente cancellato i servizi territoriali e abbattuto in maniera pesante il numero di prestazioni effettuate dagli ospedali, quasi del tutto trasformati in centri Covid. I ricoveri urgenti sono calati del 29,24%, giù di oltre la metà (58,34%) quelli ordinari programmati. Il day hospital invece è quasi cancellato con -68,18% e i ricoveri chirurgici programmati sono scesi del 60,52%. Meno 41,77% anche per i ricoveri con diagnosi psichiatriche.
Tutti indicatori che non promettono bene e che certamente non permetteranno alla Calabria di uscire dal piano di rientro entro il prossimo anno.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA